mercoledì 5 ottobre 2016

Non sprecate parole


Parole

” Signore insegnaci a pregare!” (Lc 11,1)
Non basterà una vita perchè impariamo a farlo, non con parole che escano dalla bocca, anche se sono di Dio, ma da un sentimento forte e stabile che alberga nel nostro cuore.
Quanti paternostri ho detto in vita mia, ma quanti me li sono dovuti sudare con una supplica incessante a Dio perchè lo sentissi Padre!
Perchè il problema sta tutto lì.
Un conto è pensare che hai davanti Dio, Essere perfettissimo,Creatore e Signore del cielo e della terra davanti al quale ti senti una pulce, polvere sulla sua bilancia, un niente, peccatore recidivo, nonostante le promesse, un conto che stai parlando con tuo Padre, che, per quanto rispetto gli voglia portare è uno con cui hai confidenza e non ti vergogni di essere quello che sei.
Un padre ama i figli a prescindere, anche se disubbidiscono ed è pronto ad aiutarli sempre, se si trovano in difficoltà ( i padri normali, non i deviati, che purtroppo ci sono).
Conciliare le due cose è molto difficile e se ci riuscissimo avremmo trovato la chiave per vivere il paradiso già su questa terra.
Ci sono notti che la prima parte di questa preghiera mi rimane così difficile che dico rosari di avemarie perchè Lei, la perfetta Figlia mi insegni l’abc della fede.
Come faccio a sentire Padre un Dio che permette tanti lutti, tante sofferenze, tanto disordine, tanta ingiustizia qui su questa terra?
Ad uno sguardo superficiale mi verrebbe da dire che è patrigno e che questa vita me la poteva risparmiare, visto che nessuno gliel’ha chiesta.
Quando ho queste tentazioni diaboliche guardo la stella e invoco Maria.
Per fortuna che il Signore mi ha dato un sacco in cui riporre tutti i suoi doni, un sacco che sta a me riempire con i grazie che spontaneamente mi salgono alla bocca per qualcosa che non è scontato, un’improvvisata, un guizzo, un bagliore, una luce nel buio della notte.
La vita all’uomo la dà la memoria. Ricordare tanti suoi benefici ti porta a sollevare lo sguardo al cielo e credere che i miracoli sono ancora possibili perchè Dio non si stanca di amare.
“Insegnaci a pregare” dicono i discepoli a Gesù dopo aver osservato la sua abitudine a ritirarsi solo in disparte e tornare con il volto trasfigurato.
Credo che sia andata proprio così, perchè altrimenti non ci sarebbe stata ragione di chiederglielo.
Ricordo che quando per la prima volta misi piede in una chiesa ciò che mi colpì fu il volto sereno e gioioso delle persone che stavano pregando.
Qualunque cosa avessero mangiato per essere così gioiosi, ricordo che pensai, doveva diventare il mio pane quotidiano.
E così fu.
Dacci ogni giorno il nostro pane, non quello degli altri, nè più nè meno del giusto.
Non vogliamo sottrarre a nessuno il necessario e se noi non ne siamo capaci, affidiamo a Dio di distribuire ciò di cui abbiamo bisogno in modo imparziale secondo la sua giustizia.
San Luca non dice di chiamare il Padre “nostro” come riportano gli altri evangelisti, forse per paura che ce ne appropriamo e non vogliamo condividerlo con nessuno, come fanno i bambini che non si sognano di prestare il papà e la mamma a chicchessia.
Nostri sono invece i peccati come i debitori e non possiamo rivenderceli.
Se guardiamo bene l’aggettivo possessivo “tuo” è usato due volte per il nome e per il regno.
” Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno”
Il tuo nome, il tuo regno, non il mio o quello di chi si crede di essere Dio o pretende di darti consigli.
Perchè tu sei un Dio di pace, un Dio di giustizia, di perdono e di misericordia, venuto a salvarci dalla nostra salvezza.
Perchè tu sei PADRE.
“Misericordia e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo” (Salmo 85)

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