martedì 11 ottobre 2016

Inviti

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” Un fariseo lo invitò a pranzo.” (Lc 11,37)
Nel vangelo spesso incontriamo Gesù seduto a tavola di qualcuno come invitato.
Il fatto che accetti di mischiarsi a prostitute e peccatori suscita le critiche feroci dei benpensanti, dottori della legge che si tenevano alla larga da chi poteva rovinare la propria reputazione.
Gesù non si formalizza, perchè è venuto per i malati non per i sani.
Il suo atteggiamento mi induce a riflettere sul criterio che seguo nel rapportarmi con le persone, se accetto l’invito di tutti o faccio una selezione in base alla compatibilità con il mio modo di vedere, di pensare, sul titolo di studio, sul posto che occupa nella società.
Un tempo gli inviti mi facevano sempre piacere, specie se li ricevevo da persone molto in vista nella nostra città.
Mi sentivo onorata di essere oggetto di tanta attenzione e mi conformavo all’etichetta in modo perfetto.
Curavo l’abbigliamento e il dono da portare che non mi facesse sfigurare.
Per fortuna poche sono state le occasioni per sfoderare, esibire il meglio di me, perchè a casa riportavo fumo e tanto vuoto che veniva dalle conversazioni formali con gente che non conoscevo, estranea in tutto al mio quotidiano modo di vivere.
Gesù ha tanto da insegnarci in merito agli inviti.
Per Lui è importante essere autentici, se stessi fino in fondo anche a costo di scandalizzare.
Sembra che lo faccia apposta e in effetti in ogni suo gesto è nascosto un insegnamento, un monito per i convitati.
Lo scopo della sua missione su questa terra è annunciare il vangelo, la buona notizia dell’amore che salva.
Gesù non è un parassita, che vive alle spalle degli altri. Anche Lui imbandisce banchetti come quando moltiplica i pani e i pesci per la folla stremata da giorni di cammino, senza chiedere le credenziali, o quando siede a mensa con i suoi apostoli compreso Giuda e offre il massimo che si possa dare, il suo corpo, la sua vita anche a chi non lo merita.
La cosa sconvolgente del Vangelo è scoprire che il regno di Dio, il dono di una vita felice, senza preoccupazioni, eterna non è questione di meriti, ma di grazia.
Noi viviamo purtroppo condizionati dal giudizio degli altri, con la paura di essere tagliati fuori, emarginati e per questo ci uniformiamo al comune pensiero, fluido in verità, che ci porta alla massificazione, omologazione, globalizzazione, e via dicendo.
Se provi a uscire dal seminato c’è sempre qualcuno pronto a lapidarti a metterti all’angolo.
Mi chiedo se oggi mi sento libera di essere me stessa, di dire quello che penso, di andare controcorrente.
Sicuramente non mi lascio più portare da nessuno che non sia Cristo, la Sua Parola, sicuramente non mi vergogno di fare il segno di croce prima di mangiare anche se sono l’unica a farlo, sicuramente il mio vanto è solo nel Signore e non mi aspetto nulla che non sia da Dio.
Ma il vangelo di oggi mi porta a riflettere se io, che mi reputo giusta, invito alla mia mensa i tanti Gesù che incontro sul mio cammino, poveri, storpi, ciechi, sordi, barboni, fuggiaschi e via dicendo.
Certo che no.
A tavola siamo sempre noi due soli, vecchi e malati.
E’ tanto se riesco a preparare qualcolsa.
Cosa vorrà dirmi Gesù oggi che non capisco?
Forse mi vuole portare a ringraziarlo per tutte le volte che mi invita al suo banchetto, mi restituisce moltiplicato quel poco che riesco a offrirgli, perchè lo doni a tutti quelli con cui realmente o virtualmente stabilisco delle connessioni, vale a dire faccio comunione.
Non posso tenere per me ció che non mi appartiene e che gratuitamente ricevo.
Spero di non disperdere nulla della Sua grazia e non mi stanchi mai di lodarlo benedirlo e ringraziarlo per tutti I Suoi doni.

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