sabato 10 settembre 2016

La casa sulla roccia

Image for Ecco l'agnello di Dio


VANGELO (Lc 6,43-49) 
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica è simile a un uomo che ha posto le fondamenta sulla roccia.
Signore tu sei venuto a rivoluzionare il mondo a stupirci, a destabilizzarci sì che noi desiderassimo cambiare posizione.
Ci sentivamo in perfetto equilibrio un tempo in cui le cose ci andavano bene e noi eravamo la misura di tutte le cose.
Con determinazione, intelligenza, studio, sacrificio e tanta buona volontà e pazienza ho costruito la mia casa , la mia cuccia con tutti i conphort per garantirmi un futuro senza problemi.
Ho studiato, ho lavorato, mi sono impegnata allo spasimo per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissa, una casa dove non avessi padroni e dove in piena libertà potessi decidere il come e il quando uscire entrare, accogliere o respingere.
Non volevo dipendere da nessuno lo sai, Signore, tanto più da te i cui comandi mi erano incomprensibili e oltremodo gravosi.
Avevo paura di te Signore e dentro sentivo che alla mia casa mancava qualcosa, perchè se ti puoi liberare , rompere il cordone ombelicale con il padre e la madre, con la tua famiglia d’origine, certo con te non è cosa facile e penso praticamente impossibile.
Così ho cercato di arrangiarmi e di investire nel rapporto con te il minimo sindacale per non andare all’inferno, salvo poi con il tempo non curarmi più di questa possibile condanna alle mie inadempienze o furbizie, perchè l’inferno si era trasferito nella mia casa e nel mio cuore.
Con le unghie e con i denti ho cercato di sopravvivere alle fiamme, alle inondazioni, ai rifiuti, alle morti, alle montagne che mi si paravano davanti da scalare, da traforare.
Ho persino scandagliato le profondità della terra, nei suoi cunicoli bui ha cercato la verità continuamente contraddetta dai fatti, dalla luce che mi mostrava il volto beffardo di una sfida inutile e vana.
La mia casa, Signore, nelle intenzioni doveva essere una casa accogliente, con tante poltrone, perchè chi vi entrava si fermasse e godesse dello stare insieme a me, a noi.
Ho coinvolto in questo progetto di comunione, di condivisione tutta la mia famiglia, marito, figlio, amici, parenti perchè il cibo fosse lo strumento per uscire dalla mia solitudine.
Si ama come si è stati amati.
E io ero stata amata con il cibo che a mamma era mancato, cibo che provvidi a dispensare a piene mani a chiunque ho incontrato sulla mia strada.
Quanta gente si è seduta alla nostra tavola, quanti amici che ora non so che fine abbiano fatto avevano come punto di riferimento la nostra casa che sembrava salda, fondata sulla roccia perchè i commensali non mancavano mai! Commensali di cui avevo bisogno per sentire gli applausi alla mia bravura.
Ma pur se non avevo difficoltà a invitare le persone e a da loro da mangiare, avevo una grande difficoltà a condividere con gli altri il bagno, ma specialmente il letto.
Avevo escluso la possibilità di ospitare la notte qualcuno, cosa che suscitò l’irritazione di mio suocero, quando venne la prima volta a farci visita.
Si stupì che non avevamo progettato in una casa così grande la stanza per gli ospiti.
Allora mi morsi la lingua ma ricordo cosa pensai chiaramente.
A casa mia non lo avrei mai accolto nella vecchiaia, lui per primo.
Era forte il rancore che nutrivo per i suoi comportamenti a mio parere scorretti e irriverenti, e la sua vicinanza mi faceva star male.
Questa casa che oggi abito ha molti spazi inutilizzati e spesso mi chiedo se sia giusto che stiamo, in due, così larghi.
Un tempo pensavo che le badanti avrebbero occuparo lo spazio in eccesso, ma oggi non ne sono così sicura, perchè le nostre pensioni non sono sufficienti neanche a farci vivere decorosamente con le nostre forze.
E nostro figlio non ha un lavoro che gli permetta di sostenerci.
Penso quindi alle parole che tu oggi mi dici Signore, e mi interrogo se sono stata capace di ricostruire la mia casa crollata sulle certezze effimere del mondo, su di te che sei la mia roccia, la mia forza, il mio alleato, il mio potente liberatore.
Penso che ci voglia ancora tanto tempo perchè l’opera sia perfetta, ma sento nel cuore che la direzione è quella giusta e che tu sei il direttore dei lavori.
Tendo l’orecchio per percepire il tuo passaggio e riconoscerti nel turbine, nel terremoto o nel vento leggero.
Voglio vivere in ascolto della tua parola Signore, parola di vita, voglio imparare da te che sei mite e umile di cuore a non mettere preclusioni alla tua volontà, voglio seguirti dovunque vorrai portarmi, voglio imparare a costruirre case che non servano solo me, ma te che con giustizia, con misericordia e con amore le darai a chiunque ne abbia bisogno.
Le forze Signore sai che mi stanno abbandonando, come anche i mezzi materiali.
Umanamente non sono più in grado di fare nulla per rendere vivibile una casa, per renderla casa di Betania, luogo accogliente per gli sbandati della notte, ma anche per tutti gli amici.
Tu sei il mio amico più caro, il più generoso e disinteressato. Signore gestisci questo albergo perchè chi vi bussa trovi accoglienza e pace.

1 commento:

Daniela Fassio ha detto...

Cara Anto, ho letto e mi sono emozionata. La pagina della riflessione che hai fatto con il Signore,descrive il tuo cammino spirituale, il tuo cambiare "rotta" cammino faticoso, ma pieno di luce, luce che attingi e la rifletti agli altri.La croce che hai incontrato sul cammino l'hai abbracciata e ti sorregge nei momenti più faticosi. Tu mi hai ospitato, e con Gianni mi avete fatto sentire il valore dell'amicizia.
Io e Lucio oggi, tu e Gianni domani è l'anniversario dell'unione con cui il Signore ci ha benedetto, e continuerà a benedire.
Buon anniversario e un abbraccio!♥
Dani