sabato 9 marzo 2013

Compleanno


Non c'è che dire, sono nata in Quaresima. Non ci avevo mai pensato. Perciò la mia vita è stata e continua ad essere così tribolata.
Dalla Quaresima cosa puoi aspettarti?

Ricordo Bologna, la città dei miei studi, dove di questi tempi si cominciava ad uscire, ad incontrare i ragazzi, perché l'aria era più calda e la primavera alle porte.
Già, sono nata a ridosso della primavera.
A dire il vero sono nata alle sette del mattino che significa a conclusione della notte, di una notte buia, ancora più buia perché c'era il coprifuoco e mio padre dovette chiedere il permesso per andare a chiamare la levatrice.
Sono nata a ridosso del fronte: gli americani da un lato, i tedeschi dall'altro.
Il paese dove i miei erano sfollati era ancora in mano tedesca.
Mi chiamarono Antonietta come mia nonna, la madre di mio padre, che poco conobbi e che poco frequentai, ma che ricordo per via del rosario che stringeva tra le mani, quando scoppiavano i temporali, e ci chiamava raccolta, come la chioccia i suoi pulcini, sul grande lettone, per dire le avemarie.
Mi chiamarono anche Maria perché alla Madonna si affidavano le figlie femmine.
I maschi rimanevano, a quello che mi risulta, senza protezione. 
Forse perchè le donne ne avrebbero avuto molto più bisogno, a guardare la storia.
Sono nata a cavallo, nel passaggio dalla notte al giorno, a cavallo della linea di demarcazione tra oppressori e liberatori, tra la guerra e la pace, tra la Quaresima e la Pasqua.
Sono nata proiettata in un futuro di speranza, ma sto ancora calpestando la sabbia del deserto.
Di questi tempi, quando l'inverno è alle spalle, da sempre sono costretta a rivedere il mio stato di salute per via delle difese immunitarie che si sono abbassate.
I ricoveri, gli interventi, le indagini diagnostiche, le visite, i viaggi della speranza, le complicazioni, tutte, da 40 anni e passa si concentrano in questo periodo.

Il 15 marzo del 1972 concepimmo nostro figlio, rimasto unico per via delle suddette quaresime.
A Natale però è venuto alla luce.

Sono morta e risorta tante volte, non c'è che dire.

La Parola che oggi la liturgia mi propone mi aiuta a sperare ancora.
(Os 6,1-6)

«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».

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