Non
c'è che dire, sono nata in Quaresima. Non ci avevo mai pensato.
Perciò la mia vita è stata e continua ad essere così tribolata.
Dalla
Quaresima cosa puoi aspettarti?
Ricordo
Bologna, la città dei miei studi, dove di questi tempi si cominciava
ad uscire, ad incontrare i ragazzi, perché l'aria era più calda e
la primavera alle porte.
Già,
sono nata a ridosso della primavera.
A
dire il vero sono nata alle sette del mattino che significa a
conclusione della notte, di una notte buia, ancora più buia perché
c'era il coprifuoco e mio padre dovette chiedere il permesso per
andare a chiamare la levatrice.
Sono
nata a ridosso del fronte: gli americani da un lato, i tedeschi
dall'altro.
Il
paese dove i miei erano sfollati era ancora in mano tedesca.
Mi
chiamarono Antonietta come mia nonna, la madre di mio padre, che poco
conobbi e che poco frequentai, ma che ricordo per via del rosario che
stringeva tra le mani, quando scoppiavano i temporali, e ci chiamava
raccolta, come la chioccia i suoi pulcini, sul grande lettone, per
dire le avemarie.
Mi
chiamarono anche Maria perché alla Madonna si affidavano le figlie
femmine.
I
maschi rimanevano, a quello che mi risulta, senza protezione.
Forse
perchè le donne ne avrebbero avuto molto più bisogno, a guardare la
storia.
Sono
nata a cavallo, nel passaggio dalla notte al giorno, a cavallo della
linea di demarcazione tra oppressori e liberatori, tra la guerra e
la pace, tra la Quaresima e la Pasqua.
Sono
nata proiettata in un futuro di speranza, ma sto ancora calpestando
la sabbia del deserto.
Di
questi tempi, quando l'inverno è alle spalle, da sempre sono
costretta a rivedere il mio stato di salute per via delle difese
immunitarie che si sono abbassate.
I
ricoveri, gli interventi, le indagini diagnostiche, le visite, i
viaggi della speranza, le complicazioni, tutte, da 40 anni e passa si
concentrano in questo periodo.
Il
15 marzo del 1972 concepimmo nostro figlio, rimasto unico per via
delle suddette quaresime.
A Natale però è venuto alla luce.
Sono
morta e risorta tante volte, non c'è che dire.
La
Parola che oggi la liturgia mi propone mi aiuta a sperare ancora.
(Os 6,1-6)
«Venite,
ritorniamo al Signore:
egli
ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli
ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo
due giorni ci ridarà la vita
e
il terzo ci farà rialzare,
e
noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci
a conoscere il Signore,
la
sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà
a noi come la pioggia d’autunno,
come
la pioggia di primavera che feconda la terra».
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