mercoledì 21 dicembre 2011

“ Nulla è impossibile a Dio”

Sfogliando il diario



 21 dicembre 2011
mercoledì della IV settimana di Avvento
ore 5:00

"A che devo che la madre del mio Signore venga me?"

Ieri sul calendario liturgico c'era scritto “ Nulla è impossibile a Dio”.
Subito, Signore, ho pensato che fosse una parola rivolta non a me, ma a Maria, dall'angelo 2011 anni fa.

Presa dei miei pensieri, dal dolore che mi schianta le più intime fibre del corpo, dalla paura, dallo smarrimento che questi sintomi mi provocano, dal disorientamento e dall'angoscia, e chi più ne ha più ne metta, non mi sono soffermata a pensare che tu stavi parlando a me, anche a me, perché sono tua figlia, perché tu mi hai creato per amore, perché niente disprezzi di ciò che hai creato.

Non l'ho capito Signore, e faccio fatica a crederci.

I giorni si susseguono ai giorni, i sintomi sono sempre più funesti, forieri  di tristi e irrevocabili sentenze e io ho paura.

Il mio spirito si abbatte, è prostrato Signore, lo sai.

Se mi guardo attorno tutto mi parla di un addio che presto dovrò dare alle cose che amo, alle persone che sono diventate parte di me e ho paura.

Lo sai Signore.

Non ho bisogno di dirtelo.

Questa notte le gambe, sono state il campo di battaglia di scontri apocalittici, la mia testa non riesce più a sopportare tanto.

Il tumulto, la rabbia, la ferocia dei nemici mi squassa, mi divide e io non so dove rifugiarmi, Signore.

Come vorrei trovare in questa tempesta un po' di pace, come vorrei che il tuo nome fosse un baluardo inaccessibile al nemico che mi perseguita!

Signore salva la tua consacrata!

Tante volte mi hai mostrato il tuo amore, svergognando la bestia, tante volte che il numero non lo ricordo.

Mi chiedo se ti sei dimenticato di me e mi sembra una bestemmia anche solo pensarlo.

Tu sei mio padre Signore, non voglio dimenticarlo, non voglio pensare che ho bisogno di qualcun altro che mi tenga compagnia, mi stringa la mano, mi parli.

Per tanto tempo, quando non ti conoscevo, ho avuto paura e ho cercato mani da stringere, presenze forzate di persone che mi garantissero il sostegno e l'aiuto nel momento del bisogno.

Ma ora  Signore Ti ho incontrato e cerco di convincermi che tu sei accanto a me durante le crisi più brutte.

Chiedo aiuto a tua madre, alla quale non puoi dire di no,  la tua sposa, la vergine perfetta, degna di accoglierti per prima nel suo grembo.

Chiedo a te, chiedo a lei, sono stanca Signore di gridare, di tendere le mie mani in alto, perché tu le afferri e mi abbracci, sollevandomi alla tua altezza.

Signore mi vedi,  sai quanto siamo provati, infelici, poveri, derelitti.
Lo sai Signore.

Quale padre se un figlio gli chiede un pane gli darà una pietra o se gli chiede un uovo gli darà uno scorpione, se un pesce gli darà una serpe?

Io credo  Signore che tu, più dei genitori terreni, sai dare cose buone ai tuoi figli. Lo credo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta me stessa.

Ma i tuoi tempi  Signore io non li sopporto. Troppo lunga è l'agonia, troppo il dolore.
Lo sai.
Dicono che non dobbiamo convincerti a fare ciò che noi vogliamo, che tu lo sai di cosa abbiamo bisogno e hai già provveduto per il meglio.

Ma io non ce la faccio più  Signore e anche il mio sposo si abbatte ed è molto infelice.

Non riusciamo da soli a risollevarci   Signore.

Aiutaci a confidare in te, aiutaci, in questo periodo di attesa, a credere che ci sarà un Natale di gioia anche per noi.

Aiutaci Signore perché siamo poveri e infelici, perché da soli non andiamo da nessuna parte, perché tu sei la nostra unica speranza.

Oggi il Vangelo parla della visita di Maria a Sant'Elisabetta.

Il Vangelo della gioia quello di oggi.

Un incontro tra due o più persone che non ancora si vedono come la sposa e lo sposo del  Cantico dei cantici, come quello di Giovanni con te, custodito nel grembo di tua madre.

Voglio pensare che Maria oggi verrà a visitare anche me, voglio credere che già si è messa in cammino per portarmi l'eucaristia.
Voglio credere che in questa giornata tu farai irruzione nella mia casa  e mi farai sussultare di gioia.

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