domenica 23 marzo 2014

Brocche




Gv 4, 5-15.19b-26.39a.40-42


In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande de! l nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».


Il Vangelo di oggi,III domenica di Quaresima, anno A ci presenta due bisogni, quello della Samaritana che va al pozzo ad attingere acqua e quello di Gesù che si siede stanco al pozzo.
Il pozzo è il luogo d'incontro tra due bisogni: quello di Dio e quello dell'uomo.
Entrambi hanno sete.
Ma Gesù non ha secchio, come giustamente fa notare la donna, mentre lei ce l'ha ma l'acqua che sta attingendo è un'acqua che non le cambia la vita.
Una vita senza gioia, schiava dell'amore che uccide,alla ricerca di un amore che gliela cambi, che l'appaghi una volta per tutte.
Gesù è discreto, non invadente. “Va' a chiamare tuo marito” le dice e, così facendo, le svela il segreto di sè.
Lo stupore è grande, quando si rende conto che chi gli sta di fronte conosce la sua storia e sicuramente è un profeta.
Non crediamo che a Gesù gli ci sia voluto molto per capire che una donna, che va a prendere l'acqua a mezzogiorno, è considerata una poco di buono o si sente una poco di buono, perchè non è quella l'ora di andare al pozzo.
Le donne perbene ci vanno con il fresco, perchè conoscendo la Palestina, non ci sono quel granché di viali alberati.
Il fatto che Dio si nascondeva nella nube la dice lunga sull'aridità dei luoghi che fanno da sfondo alle vicende del popolo eletto.
La sorpresa quindi non poteva venire da una cosa alquanto evidente, ma dal fatto che un giudeo parlasse con una donna e per giunta Samaritana e come se non bastasse una poco di buono.
Di colpo al sole e all'arsura si sostituisce l'acqua, il fresco gorgogliare dell'acqua che zampilla dal cuore generoso dell'ospite inatteso.
“Dammi da bere”. Dice Gesù.
La Samaritana, ha già ricevuto la sua acqua, quando si allontana, quel tanto che basta per dimenticare la brocca alla fonte ed andare dai suoi ad annunciare che forse ha incontrato il Messia. Lo sguardo posato su di lei l'ha sentito in quelle parole che non la giudicavano, che l'interpellavano su quello che poteva ancora dare di diverso, alle persone, alla persona che gli stava di fronte.
Pensare che non vali più niente che non servi più a nessuno, uccide l'anima, più che il corpo e la Samaritana il corpo lo aveva svenduto perchè non sapeva che era un prezioso strumento per raccogliere acqua e dissetare la gente.
Lascia la brocca al pozzo e scappa, la donna.
Chissà se tornerà a riprendersela di tanto in tanto. Il vangelo non ce lo dice.
Ma leggendo e meditando la Parola di Dio viene da pensare al sole di quella giornata, a picco sulla testa, alla sete e alla stanchezza di Dio che si siede alla fontana ad aspettare che qualcuno gli dia un secchio, un bicchiere, un contenitore per riempirlo della sua acqua.
Ho deposto la mia brocca sbrecciata, lesionata accanto a quella della Samaritana, nellla speranza che Gesù la riempia di nuovo, in questo deserto quaresimale.


1 commento:

rosella ha detto...

Bellissima e chiarificatrice la tua riflessione Antonietta. Grazie!
Auguro a te e a Gianni di passare una buona domenica, da me il tempo è tornato freddo e piovoso.
Vi abbraccio con affetto!