venerdì 12 novembre 2010

Vita comunitaria


-Ogni uomo è una storia sacra

La vita comune può diventare una vera scuola in cui si cresce nell'amore; è la rivelazione della diversità, anche di quella che ci da fastidio e ci fa male; è la rivelazione delle ferite e delle tenebre che ci sono dentro di noi, della trave che c'è nei nostri occhi, della nostra capacità di giudicare e di rifiutare gli altri, delle difficoltà che abbiamo ad ascoltarli e ad accettarli.
Queste difficoltà possono condurre a tenersi alla larga dalla comunità, a prendere le distanze da quelli che danno fastidio, a chiudersi in se stessi rifiutando la comunicazione ad accusare e a condannare gli altri; ma possono anche condurre a lavorare su se stessi per combattere i propri egoismi e il proprio bisogno di essere al centro di tutto, per imparare a meglio accogliere, comprendere e servire gli altri.
Così la vita in comune diventa una scuola di amore e una fonte di guarigione.
L'unione di una vera comunità viene dall'interno, dalla vita comune e dalla fiducia reciproca; non è imposta dall'esterno, dalla paura.
Deriva dal fatto che ciascuno è rispettato e trova il suo posto: non c'è più rivalità.
Unita da una forza spirituale, questa comunità è un punto di riferimento ed è aperta agli altri; non è elitista o gelosa del proprio potere.
Desidera semplicemente svolgere la propria missione insieme ad altre comunità, per essere un fattore di pace in un mondo diviso.(Jean Vanier)


http://www.qumran2.net/ritagli

5 commenti:

danielafenice ha detto...

Jean Vanier, è il fondatore dell'Arche,una comunità che si occupa di gravi disabili fisici e psichici, A Toronto in questa comunità ha collaborato molto
Henrì J.M. Nouwen, l'autore di diversi libri di spiritualità , che io ogni tanto propongo nei miei post.

Qui

Grazie Anto!

anonimo ha detto...

Un ottimo post, un grande tema. Profonde riflessioni.
"La vita in comune diventa una scuola di amore e una fonte di guarigione..." e tutti pensiamo, in primis, alla famiglia, nucleo di amore e di guarigione... con i Valori di sempre e che ora, purtroppo, non si ritrovano (quasi) più.
La comunità, grande richiamo per chi cerca serenità e spiritualità, per chi non ha impegni di famiglia...
Per tutti gli altri, con carichi familiari, con obblighi di lavoro, con impegni concreti... dove poter incontrare oasi non elitarie o gelose del proprio status di spiritualità?
Quanta gente si sente smarrita... neppure in parrocchia avverte quel senso di comunità fraterna! Anzi, spesso, proprio gli spiriti più sensibili emigrano altrove, ad altri lidi e sètte...

Carlo,
a nome anche di altri amici ed amiche.

laprimaparola ha detto...

@carlo e compagnia BELLA  La chiesa è il luogo in cui due o più si riuniscono nel nome del Signore, è la comunità dei salvati, non dei perfetti. La perfezione dell'amore si persegue attraverso la relazione con le persone diverse da noi, specie quelle che non ci piacciono.
Non ci sono oasi felici, ma felicità che viene dall'aver scelto Cristo come punto di riferimento stabile.
La comunità è un laboratorio, un campo base da cui partire per servire il Signore nella famiglia, nel luogo di lavoro, tra gli amici, nel condominio, nel volontariato ecc ecc.
Da questi luoghi virtuali non trapela di che lacrime grondi e di che sangue la quotidiana battaglia, ma la cosa straordinaria è che non ne rimaniamo schiacciati se ci lasciamo amare da Lui.
Penso che anche voi abbiate sperimentato tutto questo, ma "repetita iuvant".
Un fraterno saluto a tutti.
Se vi interessa sono su FB a questo indirizzo
http://www.facebook.com/antonietta.milella
(Ci trovere anche gli altri)

laprimaparola ha detto...

@dani Sei un'enciclopedia! Grazie di queste preziose informazioni.

paracchini ha detto...

Quello della condivisione e della comunità ecc ecc è un tema che ho trovato trattato in diversi blog in questo periodo.
Forse perché è di attualità e molto sentito, oppure l'ho notato perché mi sta a cuore a me? Non so.

Quello che dice Jean Vanier l'ho trovato anche in un libretto conversazione di H.J.M. Nouwen che ho letto in questi giorni.
In particolare, Nouwen arriva a descriverlo dopo essere entrato in contatto con una comunità che si occupa dell'assistenza a persone diversamente abili. Dal suo rapporto con queste persone, e di Adam, un ragazzo totalmente non autosufficiente, Nouwen parla dell'essere, del cuore e della comunità. Tre aspetti uniti.
L'essere, perché Adam, non potendo fare niente, dipende dagli altri. E noi dipendiamo la nostra vita dal suo essere, che quindi è incontro con Gesù. L'essere di Adam e nostro è totalmente disinteressato, ma legato in modo puro all'esistere.
Il cuore, perché l'amore che si riceve e si dona non è interessato, non appartiene ai calcoli di questo mondo (io ti do una cosa in cambio, per ottenerne prestigio, potere....). Il cuore di Adam è puro, come fosse di un altro mondo: appartiene al mondo spirituale.
La comunità, perché dall'unione tra l'essere e il cuore (purezza del vedere) tutto si trasforma in unità, condivisione: i dissidi, gli scontri, le incomprensioni si dissolvono in quanto si scopre qual è il senso della vera comunità, della vita. 

L'altro giorno sentendo una catechesi di padre Livio, diceva che Dio offre dall'inizio del mondo, e oggi e sempre, per ognuno, una storia d'Amore. E che sta a noi accettare la costruzione di quella storia d'amore che viene messa tra le mani, oppure rifiutarla.

Comunità. Qualche anno fa una critica mi disse che non poteva sopportare la mia famiglia perché vedeva che era come una comunità. Il fatto che ci si sentiva spesso, che si chiedeva come si stava o dove si era, era visto in modo negativo. A me pareva normale invece.


Ciao Antonietta, mi sono dilungato un po'....