martedì 5 ottobre 2010

Io vi ristorerò



Matteo 11,25-30 In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».


"Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro."
Quando Gesù, dopo aver visto Matteo seduto al banco delle imposte, gli ha detto "Seguimi" non so quanti di noi si sono sentiti interpellati da quell'invito.
In fondo non facciamo il mestiere sporco di Matteo, anche se passiamo gran parte del nostro tempo a stare seduti, appartati, aspettando che il mondo ci dia quello che ci spetta con gli interessi.
Avanziamo sempre qualcosa dagli altri e viviamo con rabbia, rancore, rassegnazione la nostra condizione di schiavi non retribuiti. La vita così diventa faticosa e ci opprime a tal punto che, se non abbiamo il coraggio di gridare più forte, d'imporci,di far valere le nostre ragioni, anche imbrogliando le carte, siamo profondamente infelici.
Allora l'invito di oggi, non ci possiamo sbagliare, è per noi, per tutti, non solo per chi si chiama Matteo, Giacomo, Giovanni, Simone, Andrea ecc. ecc.
Basta essere stanchi e oppressi ( chi non lo è? ) per sentirsi chiamati a vivere l'esperienza di una vita rinnovata.
Sembra la reclame di un agriturismo, quello che leggiamo nel vangelo: vitto e divertimento assicurato.
Il giogo magari non sappiamo neanche com'è fatto, perchè da tanto abitiamo in città e un tuffo nel passato non può che farci bene.
Ci accorgiamo, una volta giunti a destinazione, che essere aggiogati non è una bella prospettiva, ma forse vale la pena provare, vista l'autorevolezza di chi abbiamo di fronte.
Il padrone di casa, il fattore, si mette in gioco anche lui e promette che sarà compito suo fare tutta la fatica, basta fidarsi e abbassare la testa.
Già abbassare la testa, sottomettersi, fidarsi, sono tutte parole che nel nostro vocabolario associamo a fregatura.
Vita di tutti i giorni perpetuata all'infinito? Non è possibile che vada sempre così.
Ma la preghiera con cui esordisce Gesù è illuminante perchè parte da un grazie al Padre che, nella sua benevolenza, ha nascosto i misteri del regno ai dotti e ai sapienti e li ha rivelati ai piccoli, primo fra tutti Lui, che si è fatto ultimo tra gli ultimi, umiliandosi e, senza ribellarsi, si è sottomesso al giogo del Padre, per la nostra salvezza.
" Imparate da me che sono mite e umile di cuore".
Allora andiamo a scuola di discepolato, perchè nella fattoria, entra solo chi frequenta la scuola materna.


2 commenti:

lucianadal ha detto...

Mi piace ricordare il Prefazio della Liturgia Ambrosiana che mi è capitato di leggere: "Ti sei chinato sulle nostre ferite e ci hai guarito donandoci una medicina più forte delle nostre piaghe, una misericordia più grande della nostra colpa. Così anche il peccato, in virtù del Tuo invincibile Amore, è servito a elevarci alla vita divina".Ciao Antonietta. Un abbraccio con l'augurio di una serena notte.

laprimaparola ha detto...

@Lucia Bellissimo! Grazie della condivisione. Ora me lo ricopio sull'agenda.Buona notte