martedì 28 settembre 2010

RnS preghiera di effusione





Questo post è per Piero Fratta che con tanta pazienza ha aspettato che rispondessi ad una sua richiesta di chiarimento.
Mi scuso per il ritardo, ma ci sono domande e domande.
Mi riferisco al suo commento relativo al POST in cui è suonata strana la parola "effusione o posteffusione"
Spero di riuscire a spiegarmi.
Attraverso il Sacramento del matrimonio Dio dona agli sposi il Suo Spirito, vale a dire l'Amore, che li renderà capaci di amarsi per tutta la vita, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia.
E' il suo dono di nozze.
Molti però non scartano il regalo o dopo averlo usato per un pò di tempo lo ripongono in soffitta o addirittura lo gettano
Poichè il matrimonio si regge sulla fedeltà ad una promessa, che non è facile mantenere senza l'aiuto di Dio( la grazia di Cristo), è molto importante riscoprire il valore del dono che ci viene fatto dal Padreterno, per poterlo usare e averne i vantaggi desiderati.
Nel Rns, di cui facciamo parte, ci sono percorsi di preparazione ad accogliere con consapevolezza i doni di Dio, primo fra tutti quello del Battesimo e poi quello del Matrimonio, attraverso una "preghiera di effusione" che viene fatta dai fratelli sulle singole persone(nel caso del Battesimo), o" preghiera di effusione di coppia" fatta dai coniugi uno per l'altro(nel caso del Matrimonio) a cui si uniscono i presenti.
Si parla quindi di una nuova effusione dello Spirito, quando accade.
Questo non vuol dire che al di fuori del RnS questo non sia possibile, perchè Dio dona a chi chiede, senza formalizzarsi. Il problema sta nel fatto che la maggior parte delle persone ignora la GRAZIA del Sacramento del Matrimonio e quindi non la cerca e non la chiede.
Noi siamo operatori di Pastorale Famigliare grazie ad uno scritto del teologo Muraro che nostro figlio fece leggere il giorno delle sue nozze, che ci incuriosì e stupì molto e ci fece venire voglia di saperne di più.
Lo accludo per chi non lo conoscesse



Dono di nozze da parte di Dio

"La creatura che hai al fianco è mia. Io l'ho creata .
Io le ho voluto bene da sempre, prima di te e più di te.
Per lei non ho esitato a dare la mia vita. Te la affido.
La prendi dalle mie mani e ne diventi responsabile.
Quando l'hai incontrata l'hai trovata amabile e bella.
Sono le mie mani che hanno plasmato la sua bellezza,
è il mio cuore che ha messo in lei tenerezza ed amore,
è la mia sapienza che ha formato la sua sensibilità ,
la sua intelligenza e tutte le qualità che hai trovato in lei.
Ma non puoi limitarti a godere del suo fascino.
Devi impegnarti a rispondere ai suoi bisogni, ai suoi desideri .
Ha bisogno di serenità e di gioia, di affetto e di tenerezza,
di piacere e di divertimento, di accoglienza e di dialogo,
di rapporti umani, di soddisfazione nel lavoro, e di tante altre cose.
Ma ricorda che ha bisogno soprattutto di Me.
Sono Io, e non tu, il principio, il fine, il destino di tutta la sua vita.
Aiutala ad incontrarmi nella preghiera , nella Parola ,
nel perdono, nella speranza . Abbi fiducia in Me.
La ameremo insieme. Io la amo da sempre.
Tu hai cominciato ad amarla da qualche anno,
da quando vi siete innamorati .
Sono Io che ho messo nel tuo cuore l'amore per lei.
Era il modo più bello per dirti "Ecco te l'affido
Gioisci della sua bellezza e delle sue qualità"
Con le parole "Prometto di esserti fedele, di amarti e
rispettarti per tutta la vita"
è come se mi rispondessi che sei felice di accoglierla
nella tua vita e di prenderti cura di lei.
Da quel momento siamo in due ad amarla.
Anzi Io ti rendo capace di amarla "da Dio",
regalandoti un supplemento di amore
che trasforma il tuo amore di creatura e lo rende simile al mio.
E' il mio dono di nozze: la grazia del sacramento del matrimonio.
Io sarò sempre con voi e farò di voi gli strumenti del mio amore e
della mia tenerezza:
continuerò ad amarvi attraverso i vostri gesti d'amore"

10 commenti:

PietroFratta ha detto...

Mi chiedo se per queste belle, importanti cose - i gesti e le preghiere, la gratuità di un affetto - possa sussistere una conciliabilità in una coppia formata da una persona che crede e l'altra che non crede. Tu ti porresti il problema? E che cosa faresti, in tal caso?

PietroFratta ha detto...

P.S.Grazie per la risposta :)Pié

laprimaparola ha detto...

@PietroFratta Certo che me lo sono posto, perchè se l'è posto prima di tutto il Padreterno.Mentenere fede alla promessa fatta il giorno del matrimonio è molto difficile, sia per i credenti che per gli atei. Ci si sposa perchè ci si ama e si spera che quell'amore duri tutta la vita, altrimenti non si farebbe un passo così impegnativo.La differenza tra chi si sposa in chiesa e chi lo fa in comune è la Grazia del Sacramento che dà alla coppia gli strumenti per costruire un amore fecondo. Se uno non crede è inutile che faccia la sceneggiata davanti all'altare.Noi che accompagnamo le coppie di fidanzati in vista del matrimonio cristiano, facciamo di tutto per dissuadere quelli che non sono convinti della sua indissolubilità.Il matrimonio cristiano è configurato all'unione di Cristo con la Chiesa, morto non perchè eravamo buoni, ma perchè lo diventassimo.Il primo parto a cui siamo chiamati non è il figlio, ma il proprio coniuge, attraverso l'amore donato gratis.Quindi basta uno solo che attinga alla Grazia perchè la relazione continui, anche in caso di separazione.Per capire basta pensare alla madre che ama il figlio e lo tiene nel cuore anche e specialmente se si allontana.Spero di essere riuscita a farmi capire.Ciao e buon proseguimento di serata.

PietroFratta ha detto...

Sei stata molto chiara e ti ringrazio.Se me lo concedi, vorrei chiederti e approfondire questo concetto che riguarda appunto la promessa dinanzi a Dio durante la cerimonia del matrimonio: mi lascia molti pensieri, cioè, osservare che in una coppia - in cui magari uno dei due crede e l'altro è più che agnostico, bensì ateo, letteralmente, senza Dio nella vita quotidiana - possa suggellare l'amore, e rinascere in esso, promettendo a un Dio creduto per metà. Mi spiego: che valore bisogna recepire da parte del consorte credente se in Chiesa, durante la cerimonia, il suo compagno che non crede in Dio promette proprio a Dio di amare e onorare? Si tratta di una promessa che cade nel nulla? Come fa la Grazia ad agire e persuadere la persona che fa una simile promessa, se questa è consapevole che sta promettendo a Qulacuno in cui non crede e potrebbe benissimo essere Krishna e non Gesù, tanto per lui fa uguale? E come la dovrebbe intendere il/la consorte che in quella promessa ha invece riposto tutto se stesso?Scusami del disturbo e grazie ancora :)Pié

laprimaparola ha detto...

@Pietro Fratta Amare il coniuge come Cristo ha amato la chiesa è l'obbiettivo che ogni credente si deve porre il giorno del matrimonio. Gesù ha amato la Chiesa fino a morire per lei, inchiodando il suo abbraccio sì che nessuno si sentisse escluso dal suo perdono. L'amore vero è quello che è capace di perdonare non 7, ma 70 volte sette. Tutto il vangelo ci parla dell'amore a cui siamo chiamati, di cui Dio per primo dà l'esempio." Se ami chi ti ama, che merito ne hai? Lo fanno anche i pagani"dice Gesù .Il matrimonio cristiano è una cosa tremendamente seria che ci impegna ad amare l'altro, volere il suo bene, anche quando e soprattutto se ci tradisce.Per questo c'è un Sacramento che dona ciò di cui abbiamo bisogno per essere fedeli alla promessa.Sembrerebbe una condanna quello che finora ho esposto e che si deduce dalla lettura del Vangelo. Gli apostoli, quando Gesù disse: "Non osi sciogliere l'uomo ciò che Dio ha congiunto" dissero." Se le cose stanno così non conviene sposarsi."Ma Chi ci ha creato, il nostro progettista, certamente ne sa più di noi su cosa è importante per la nostra felicità, una felicità che duri da oggi in eterno. Se ci fidiamo di Lui, sicuramente scopriremo che l'amore cresce man mano che si dà. Il fine dell'amore è dare vita all'altro, attraverso la gratuità del dono di noi stessi, come fa la madre per il figlio.Si capisce quindi perchè senza la GRAZIA l'impresa è molto, molto difficile, per non dire impossibile.Spero di esserti stata utile.Buona serata

paracchini ha detto...

Una discussione molto ricca di spunti.Sarebbe troppo semplice se tutti e due gli amanti fossero uguali, che la pensassero uguale.Sarebbe troppo facile se uno dei due dicesse: se mi vuoi sposare ti devi convertire, devi diventare uguale a me!È lì che si vede l'amore di Dio, nella diversità che unisce. E che poi matura e cambia. Sta nel sapere accettare anche la diversità dell'altro, che nell'amore diventa uguaglianza. Se ti manca il vero amore di Dio non sai neppure accettare l'altra metà.È così?

PietroFratta ha detto...

Perdono anzitutto per la risposta tardiva.E ringrazio davvero per queste piccole preziose delucidazioni.Una cosa che mi ha colpito, per esempio, nell'esperienza che affronterò con il matrimonio, è che la promessa... della promessa, già per me ha rappresentato un segno forte di amore - di carità - non da parte mia, che sto credendo, ma da parte della persona che con me suggellerà quella promessa, che lo fa per me, consapevole di quanto io possa sentire quel giorno in partecipazione con Dio. Per quanto vi sia anche una tradizione e un gusto nel matrimonio in Chiesa - soprattutto la Sposa, fra l'altro pugliese e di un piccolissimo paesino, è un po' Regina del giorno - ho avvertito anche questo sentimento sincero. Che non è affatto scontato.Pur tuttavia mi resta questo tarlo. Cioè che, nel momento preciso della promessa, la mia consorte giurerà davanti a Qualcuno in cui non crede.Ma forse, come voi suggerite, è proprio in quel momento che la Grazia, addirittura proprio per mezzo di lei, diviene preponderante, forse addirittura più manifesta.Spero di saper cogliere tutto questo.Pié

PietroFratta ha detto...

... Fra l'altro, credo che non si dovrebbe mai smettere di pensare all'altro, alla forza della coppia all'interno del matrimonio. Perché è pensare allo spirito. All'umanità.E anche questo lo auspico. A me e a tutti.Ma soprattutto in questi giorni a me ;)

laprimaparola ha detto...

@PietroFratta Grazie per aver condiviso con noi questo momento della tua vita, così impegnativo, bello, importante. Tu temi per lei che non crede e hai ragione. Ma se il tuo amore lo fondi su Cristo, riuscirai a farle desiderare di conoscere le fonte a cui attingi. Perchè, come già tu avrai capito, l'amore è frutto di una scelta: quella di dare vita all'altro senza aspettarsi niente. In quel niente c'è il tesoro che Dio moltiplica già su questa terra, dandoti la gioia di partorire un figlio alla chiesa e di riflesso una sposa che ti risponde, che ti corrisponde.Ciao e auguriMi raccomando comunica la data per partecipare anche noi alla vostra festa.

PietroFratta ha detto...

Grazie a voi.Anche in questi giorni, sia con il corso prematrimoniale sia con gli incontri per discutere del Vangelo, continuerò a porre domande, a capire. Non si finisce mai di scoprire, no?Comunicherò la data senz'altro :)Pié