lunedì 2 marzo 2009

Santità

Matteo 25,31-46 - Ogni volta che avete fatto qualcosa a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”

C'è una stretta corrispondenza tra la prima lettura che la liturgia di oggi ci propone ( Lv 19,1-2.11-18) e il passo del Vangelo.


In entrambi è comandato l'amore come via per entrare nella santità di Dio, vale a dire il paradiso.


”Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo.”


La santità sembra una meta irraggiungibile, appannaggio di pochi e a noi sembra presunzione anche solo aspirarvi.


Ma Gesù ci indica la strada per vivere la santità di Dio già da adesso, nella nostra quotidianità, divenendo canali del suo amore.


Staccati dalle cose terrene, come le nuvole che sono nel cielo, facciamo sì che il sole di Dio sciolga i nostri cuori , sì da poter irrigare le terre aride, senz'acqua su cui il vento dello Spirito ci muove.


Che l'essere peccatori non ci impedisca di attingere copiosamente alla fonte della Sua grazia.


Chiunque continua a sentire lo sguardo misericordioso di Dio posarsi sulla propria indegnità è santificato e capace di santificare a sua volta, trasferendo il paradiso su questa terra.

5 commenti:

paol84 ha detto...

Questa è una pagina del Vangelo bellissima, ma molto difficile, soprattutto da applicare.
Mi viene in mente la vicenda di una ragazza di cui si è parlato tanto in questi giorni, ma non me la sento di giudicare nessuno.
Una sola cosa: come faccio ad essere degno, se di fronte a degli zingari qualche volta non dò loro un euro? Ti spiego meglio in privato se vuoi.

laprimaparola ha detto...

@paolo84La capacità di amare a prescindere è dono di Dio. Da soli possiamo fare ben poco, perchè isintivamente siamo portati a voler bene solo alle persone che se lo meritano.L'incontro con Gesù ci porta a fare esperienza di un amore che ci viene dato non per merito, ma per grazia, sempre. E' il peccato che ci allontana da Dio, non è Dio che si allontana da noi, come pensiamo. Anzi, più pecchiamo, più siamo nel cuore di Dio, come un figlio traviato nel cuore della madre che lo ha generato e che darebbe tutto pur di

laprimaparola ha detto...

@paol84 Se fossimo degni, non avremmo bisogno di Dio. Se vuoi, puoi scrivermi in privato.
Ciao

paol84 ha detto...

Ciao,
ti invito a pregare al Padre affinché gli uomini ritornino sulla giusta strada, la strada delLA Verità.
Il cuore di Maria è molto, molto triste, e avantieri a Medjugorie Maria è apparsa lasciando questo messaggio:

"Cari figli! Sono qui in mezzo a voi. Guardo nei vostri cuori feriti e inquieti. Vi siete persi, figli miei. Le vostre ferite del peccato diventano sempre più grandi e sempre di più vi allontanano dall'autentica verità. Cercate la speranza e la consolazione nei posti sbagliati, invece io vi offro la sincera devozione che si nutre di amore, di sacrificio e di verità. Io vi do mio Figlio".

Maria, che è consolatrice degli afflitti, è LEI STESSA afflitta. Allora questa è una situazione DAVVERO grave, davvero drammatica.
Preghiamo CON TUTTO IL NOSTRO CUORE per la conversione di TUTTI I PECCATORI, IN NOME DI GESU'!!!!
Affinché a tutti gli uomini sia rivelato il progetto che Dio ha su di loro, e affinché seguano la strada della verità, LA verità.

paracchini ha detto...

Come scrissi da Daniela, oggi Don Paolo nell'omelia (siamo all'ambrosiano) ci disse più o meno:
dimenticatevi dell'idea che vi hanno inculcato di Dio con l'occhio arcigno che vi guarda e vi spia e vi minaccia e vi vuole fulminare. Perché Dio non è così, Dio è Padre della vita. Anche se abbiamo peccato (come nella lettura della Genesi) ci ha dato ugualmente la vita. Perché è il Dio che da la vita. Vuole che noi viviamo in modo pieno e consapevole. Noi siamo Figli, e questa è la gioia. Dio ci ama come Padre che ci accoglie, che non si stufa di noi, ma ci aspetta. Guardiamoci anche noi con l'occhio di Dio. Proviamo a guardarci con l'occhio di Dio. E poi guardiamo anche gli altri con l'occhio di Dio, il bene e il perdono che ha per noi, riversiamolo dare anche sugli altri.
Questo è il cammino che dovremmo avere verso la Pasqua: andare incontro alla vita, al perdono delle persone, avere dentro di noi lo sguardo amorevole di Dio.