giovedì 26 febbraio 2009

Il vestito



Mentre mi recavo, lunedì scorso, nel gabinetto di fisioterapia e pensavo alla traccia della trasmissione, i coriandoli e le stelle filanti di cui i marciapiedi erano pieni, mi hanno fatto pensare al Carnevale.


Già il Carnevale mi sono detta. Ma ha ancora senso travestirsi, indossare una maschera? Si sente ancora l'esigenza di sconvolgere gli schemi e inventare nuove prigioni? Ho pensato che, almeno da parte mia, l'esigenza non c'era, perché le maschere le ho indossate per tutta la vita e con fatica me le sto togliendo di dosso, man mano che la Verità si fa strada e mi restituisce la libertà.

Anche Emanuele non ha voluto indossare la maschera che con tanto amore l'altra nonna gli ha confezionato. Una maschera da pagliaccio. Ha fatto l'Africa per non mettersela. Del resto a due anni e mezzo che può capire di maschere? Per lui è insensato indossare un vestito nel quale non si riconosce e si muove a fatica.


«Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”, dice Gesù.

I i bambini non si vergognano ad andare nudi e, specie se piccoli, non indossano volentieri abiti che gli impediscono di muoversi liberamente.

Da quando Adamo usò la foglia di fico per farsene uno, la prima maschera che si ricordi, l'uomo ne ha inventate di nuove e sempre più sofisticate, fino ad indossare la più subdola, quella che non si può togliere neanche quando sei solo. Il nudo contraffatto. Ebbene sì, oggi non è la foglia di fico che fa la differenza, ma un lifting, un tatuaggio, un piercing, una rimodellazione del naso, della bocca degli occhi, del seno, dei glutei, di tutto ciò che serve per dare agli altri un'immagine migliore di sé.

Giovanni, all'età di Emanuele, aveva con grande soddisfazione e gioia accolto il caldo vestito di lana che io gli avevo confezionato, con tanto di coda e di orecchie di pelliccia. Era un vestito da cane e, indossandolo, realizzava un suo sogno: quello di essere uguale a lui, sì da poterci parlare e dormire e mangiare insieme.
Ah se fossi un uccello! Disse quel signore che non credeva che Dio si fosse incarnato, quando si accorse che gli uccelli tramortiti al suolo, trovati davanti alla finestra di casa sua, la notte di Natale, non si lasciavano avvicinare, perchè avevano paura di lui. In quel momento aveva desiderato di essere uno di loro, come aveva fatto Gesù, quando aveva deciso di venirci a salvare.

I bambini capiscono subito la differenza tra l'una e l'altra cosa.

Giovanni, al matrimonio dello zio, colpito dalle inusuali e sfavillanti toilettes degli invitati, mi chiese se si erano travestiti tutti da matrimonio. Aveva poco più di tre anni.

Il primo travestimento lo troviamo proprio adottato da una coppia, la prima, che si coprì agli occhi dell'altro e di Dio per la vergogna di essere nudi.

Il peccato porta a coprire l'immagine di Dio, riflessa in ogni uomo, porta a travestirsi, a non accettare di essere quello che sei.

Poi Gesù è venuto a parlarci di vino nuovo in otri nuovi e di vestiti nuovi per persone nuove, rinnovate, rigenerate..

Il vestito nuovo l'abbiamo visto domenica, quando don Gino l'ha messo ai piccoli Federico ed Emma dopo il Battesimo.

È stato un caso provvidenziale che ci portassimo dietro Giovanni ed Emanuele, perchè pioveva e non erano potuti andare a festeggiare in piazza il Carnevale.

Così, almeno al grande, abbiamo potuto spiegare le ragioni di quel vestito, di quella candela, accesa dal papà al Cero pasquale, delle litanie ai santi, per invocare il loro aiuto nella lotta titanica contro il serpente, dell'olio spalmato simbolicamente sul collo del bimbo, per sfuggire alla presa del nemico, dell'applauso di tutta la chiesa, a cerimonia finita.

 

5 commenti:

anonimo ha detto...

Molto belle e intense queste tue riflessioni. Io ho vissuto una splendida giornata di Carnevale in paese con i miei nipotini. La più grande non ha voluto travestirsi: penso sia un fatto personale. Qualche volta piacerebbe anche a me uscire dai miei panni e indossare una bella maschera. Paola

Cuoredipizza ha detto...

Venerdì.
Primo venerdì di Quaresima.
Sono passate da poco le tre del pomeriggio.



Un caro augurio di buon cammino, con lo sguardo al Suo volto.
Cuoredipizza

paol84 ha detto...

Io Sabato (e oggi lo ripeterò) sono uscito mascherato con il mio gruppo sociale. E' stato divertente. Ma dobbiamo ricordarci che Carnevale è solo un paio di giorni l'anno, e non 365 giorni.
In questa Quaresima ci spoglieremo dell'uomo vecchio per rivestirci di quello nuovo. Ed è quanto sto facendo...

paracchini ha detto...

Il tuo post mi ha fatto pensare quando ho letto questa riflessione di oggi:
La strada di Gesù, qui, in questa storia, non va né al Calvario né al Tabor, ma conclude in un "banchetto" che ha tutta l'aria di essere una riunione confusa e un po' caotica. Naturale e ovvia la protesta di farisei e scribi, i quali però non capiscono che qui c'è festa perché c'è accoglienza, e dunque c'è guarigione, e dunque c'è speranza.

Ovvio che ciò non vuole essere una critica, ma un modo di vedere le cose.

Mi viene in mente Don Paolo che l'altro giorno nel parlare di Gesù seccò il fico perché non c'erano frutti, disse "si vede che Gesù quel giorno era un po' girato, aveva un po' di pensieri". Don Paolo umanizza sempre la presenza di Gesù. Ovviamente poi ha circostanziato tutta la Parola.

Ti ringrazio per le sempre belle riflessioni che ci porti. Mi piacciono sempre questi momenti di umanità in cui rappresenti la tua vita, i bambini e tutto il resto.
Grazie

NiCk7 ha detto...

educa un bambino avrai un uomo in più..

saluti
N