mercoledì 7 gennaio 2009

Traslochi




Matteo 4,12-17.23-25
In quel tempo, avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: ‘‘Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata’’.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano. 

Gesù non sta fermo, si muove lì dove c'è bisogno di Lui.


Un Dio infaticabile, quello che ci viene incontro, un Dio che si scomoda, che cambia posizione, che non si fossilizza su schemi prefissati.


Il primo trasloco l'ha fatto dal cielo alla terra, che non è poco,scendendo e abbassandosi sino ad inginocchiarsi per lavare i piedi ai suoi amici.


Ne ha fatta di strada, anche prima di venire alla luce, nella pancia di sua madre, quando si recò dalla cugina Elisabetta, quando cercò a Betlemme un luogo dove darLo alla luce.


E poi in Egitto e poi di nuovo a Nazaret e poi a Cafarnao, nella Galilea delle Genti, per poi tornare in Giudea dove lo avrebbero crocifisso.


Quanta strada ha percorso nostro Signore, per ritrovare le pecore disperse del popolo di Israele, ma anche per estendere a tutti il messaggio di speranza implicito nella sua persona!


Questo scomodarsi di Dio ci invita a riflettere su quanto noi siamo disposti a spostarci per farci prossimi ai nostri fratelli, per incrociarne lo sguardo e andare incontro ai loro bisogni.


Viviamo blindati nelle nostre case per paura di chi non è come noi, non la pensa come noi, di chi potrebbe toglierci quello che a fatica ci siamo guadagnati.


Gesù ci dice che non dobbiamo avere paura, che con Lui tutto è possibile e che l'unico modo per rendere buoni gli uomini è amarli.

2 commenti:

danielafenice ha detto...

Grande Antonietta, bella la tua riflessione!
Grazie
dani

lucianadal ha detto...

Io sono una grande pigrona. Lo riconosco: sto bene nella mia casa e faccio fatica ad uscirne. Adesso, leggendo la tua riflessione penso che per il cristiano non dovrebbe esistere l'estraneo.Ti dico questo perchè è la cosa che più mi ha impressionato: cammini per strada, entri in un negozio ed ecco che gli occhi ti si riempiono degli sguardi delle persone che mi stanno attorno e sorrido. E' questione di carattere o è perchè il cristiano deve sempre aprirsi agli altri. Alla meraviglia di persone che il Signore ci fa incontrare anche se non le conosciamo.  Metterci attenzione: come se ci conoscessimo da sempre!