giovedì 6 dicembre 2007

Il contadino del cielo





Domenica, 2 dicembre è cominciato il nuovo anno liturgico, con il quale la Chiesa ci spinge a riflettere sulle ragioni della nostra speranza, sul senso dell'attendere, come tensione verso quel Quid che dà forza al nostro andare, perseveranza nella prova,conforto e luce nei momenti difficili.
Ci si propone un nuovo inizio.
Nessuno è contento di ricominciare tutto da capo, quando il ricominciare comporta abbattere ciò che faticosamente ci siamo costruiti, abbiamo ammassato, elevato a conferma della nostra traballante autosufficienza, .
Ricominciare è sempre doloroso, faticoso e parte da uno sconforto, da un fallimento, dalla noia di una routine sempre uguale e priva di slancio, dalla cosapevolezza che poi non tutto riusciamo a compattare, disciplinare, programmare, prevedere, dall'impotenza di fronte ad eventi che scalzano le nostre certezze, che mettono in dubbio ciò che ritenevamo indispensabile, che ci toglie il terreno da sotto ai piedi.
Al punto di partenza nessuno vuole tornarci, perchè significa rimettersi in gioco, magari quando le forze e l'entusiasmo sono ormai scemati, per la fatica, per gli anni, che inesorabilmente passano e ci immobilizzano.
"Il tempo è nelle nostre mani, nella misura in cui l'infinito è nei nostri cuori”, mi disse tanti anni fa una mamma sringendo tra le braccia il corpicino diafano e sofferente del suo bimbo.
L'infinito nel cuore per catturare il tempo e non divenirne schiavi.
Il tempo dell'Avvento ci dà l'opportunità di cercare ancora questo infinito che ci sfugge, che non conosciamo, o che non conosciamo abbastanza.
La Chiesa ci invita a fare piazza pulita e ad attendere ciò che può cambiarci la vita in modo totale ed esclusivo, straordinario, una volta per sempre.
Il pensiero va al contadino che getta il seme sulla terra dissodata e spoglia, e aspetta pazientamente che germogli.
Il seme è la Parola di Dio che ogni anno , ogni giorno dell'anno viene gettato e che non risale senza portare frutto.
Noi non ce ne accorgiamo, presi come siamo ad ascoltare altre parole, quelle che ci arrivano attraverso i nuovi canali della comunicazione.
Il mondo virtuale ha soppiantato quello reale e ci si è dimenticati che il mondo visibile è parabola, segno dell'invisibile presenza di Dio nella storia.
Dio, il contadino del cielo, getta il seme.
Non tutto attecchisce, anche se è Lui a seminare, a parlare.
Noi siamo quel terreno che aspetta il nuovo inizio.
Perchè la pianta germogli e porti frutto, è necessario che siamo terra mossa, le zolle siano rovesciate,spaccate dall'aratro nelle parti più compate e indurite.
Dio in questo tempo di grazia, sparge il suo seme a piene mani, anche se non si stanca mai di gettarlo, per tutto l'anno, per dissodarci, per prepararci all'accoglienza di un Gesù sempre più autentico e vero.


foto:©http://antomilella.files.wordpress.com/2007/12/772.gif

4 commenti:

ANGELOANONIMO ha detto...

Il mondo adesso è un vero presepe e per questo che bisogna dare la Sveglia:
http://solisimuore.myblog.it/archive/2007/12/06/un-presepe-con-un-bambinello-con-le-piaghe.html

Saraysun ha detto...

Bellissimo il tuo post..una fonte di riflessione per vivere questo Avvento in attesa di un Bambino che ci salvato..Una notizia che noi cristiani non possiamo tenere solo per noi. Ma questa gioia dobbiamo passarla anche agli altri.
Buona festa dell'Immacolata a te :)
Abbraccio

discipulus ha detto...

Bellissimo post, complimenti.

Hai saputo ridare senso al mio inizio banale e ripetitivo dell'anno liturgico.
Grazie

ti abbraccio e buona domenica

Rosaclara ha detto...

Ti auguro un Santo Avvento :-). Un caro abbraccio nel Signore :-)