domenica 11 novembre 2007

Una sedia per Gesù


La preoccupazione più grande di Giovanni, il nipotino di 5 anni di cui mi prendo cura, quando mamma e papà sono a lavoro, è dove trovare Gesù, perché non lo vede e lo vuole abbracciare.

Ogni giorno la stessa domanda, che è diventato un assillo.

Le storie di Gesù lo affascinano sempre di più, rispetto a quelle inventate e scritte sui libri di favole, perché sono vere, verissime, grazie a Dio, vedendo ogni giorno i miracoli che fa e che insieme abbiamo imparato a scoprire.

Ho cercato affannosamente una risposta convincente alle sue pressanti domande, ma non sono riuscita ad andare oltre il fatto che, se ci siamo, se c'è il sole, la luna, le stelle e tutto il creato, (e lui aggiunge:” gli alberi, i fiori, l'arcobaleno”), c'è qualcuno che ce li ha messi.

Ma evidentemente non ne esce convinto, perché ogni giorno mi rifà la domanda su dove e come trovare Gesù.

Poi l'intuizione, la sua, non la mia, l'altro ieri, mentre cercavo di trovare le parole per spiegargli chi era lo Spirito Santo, l'altro Consolatore che Gesù ci aveva lasciato, quando era salito in cielo.

L'idea del consolatore gli era piaciuta parecchio, quando gliel'avevo detto la prima volta.

Ma l'impresa di descriverglielo non era facile,  anche se a chiedermelo  fosse stato uno  più grande di lui.

Giovanni è diventato molto esigente e, dall'ultima volta che ne abbiamo parlato, è cresciuto non solo in altezza.

Ma poi, dopo aver chiesto perdono a Dio per l'eventuale eresia, mi è venuto di dire: “ Lo Spirito Santo è una persona che abita con Gesù, uno della sua famiglia, un suo amico carissimo, che vive con lui e con suo Padre, di cui si fida ciecamente e che ci ha lasciato, per rivolgergli le nostre preghiere e per chiedergli aiuto nei momenti di difficoltà”.

Il problema della visibilità però rimaneva.

”Perché, quando mangiamo, non mettiamo una sedia vuota, così Gesù ci si può sedere e noi lo vediamo?”, ha esclamato con un fremito improvviso negli occhi.

”Chi te l'ha detto, Giovanni della sedia? Qualcuno te ne ha parlato!”, lo incalzo, sicura che all'asilo la suora gli ha raccontato una storia di questo genere.

“ No nonna, ci ho pensato da solo”, mi ha risposto con calma e determinazione. Poi, preso da un crescente entusiasmo, ha aggiunto:”Così ce lo possiamo portare anche in camera la sera, quando andiamo a dormire, e in viaggio, anche se stiamo un po' stretti ed Emanuele lo vede da dietro!”.

Emanuele è il fratellino di 15 mesi che, insieme alla mamma, occupa il sedile posteriore della macchina, quando la famiglia si sposta.

Ci siamo abbracciati per la contentezza,  mentre gli dicevo che quella cosa bellissima che gli era venuta in mente, gliel'aveva suggerita lo Spirito Santo e che, che attraverso lo Spirito, era Gesù che gli parlava.

Gli si sono illuminati gli occhi e anche a lui sono spuntate le lacrime, mentre ci rotolavamo felici sul grande lettone, dove viene a rifugiarsi, quando torna da scuola.

Mi sono chiesta il giorno dopo che fine avesse fatto quella sedia, se aveva continuato a pensarci.

Così, mentre lo accompagnavo all'asilo, gli ho chiesto come aveva risolto il problema della sedia, la sera, nella cameretta dove dorme con il fratellino e dove non c'è posto neanche per passare, per via dei giocattoli che la riempiono.

“Non c'è problema nonna”, mi sono sentita rispondere, “ Gesù non ne ha avuto bisogno, perchè gli ho fatto spazio per farlo entrare nel letto così l'ho potuto abbracciare”.

4 commenti:

Rosaclara ha detto...

Un caro saluto e buon inizio settimana :-)

Saraysun ha detto...

Il tuo nipotino è meraviglioso. E' bellissimo vedere come lui sia vicino A Gesù con la naturalezza e semplicità di bimbo...Naturalmente parlare di Dio ai bimbi è importante..non tutti purtroppo hanno la fortuna del tuo nipotino.
Dovremmo conservare anche noi questa meravigliosa semplicità..invece..
Un abbraccio a te :)

discipulus ha detto...

Come molto spesso accade quando i bambini ci chiedono spiegazioni su Gesù alla fine sono loro a dare a noi le risposte. Bellissimo e tenerissimo questo post, grazie per aver condiviso con noi la genuinità e la spontaneità di tuo nipote.

Che gioia ritornare a leggerti...

un abbraccio

ANGELOANONIMO ha detto...

Grande insegnamento, mi sono commosso, anche se poi diventerà sempre più difficile far sedere un poveraccio alla nostra mensa.
Ma se siamo rami o foglie non dobbiamo pensare che un fiore che diventa frutto non possa riuscirci a dare senso alle nostre radici.
Tutto l’albero si salva se un frutto semina e morendo … risorge.

Io con mio figlio, quando aveva tre anni, mi sono imbattuto nella sua domanda: “Perché Dio ha creato gli uomini cattivi?”
Non so se sono riuscito a soddisfarlo ma gli ho risposto, semplicemente: “Io non so se sono diventato totalmente buono ma, di certo, se tu lo sei io mi sforzerò di esserLO”.