venerdì 2 novembre 2007

li radunerà..






Oggi sono andata alla messa di don Ermete, un vecchio prete, che per l'età, è stato declassato a vice parroco, in una chiesa lontana dalla sua comunità, che ha piantato e fatto crescere attorno alla parola di Dio nei 34 anni di servizio pastorale nella baracca di ferro alla periferia della città, chiamata S.Lucia.

Era stato anche abate don Ermete, ma non se ne faceva un vanto, quando parlava con la gente a lui affidata, che man mano che procedeva con fede e determinazione, riempiva fino a farlo traboccare lo spazio angusto della piccola chiesa.

Le omelie spesso le faceva in dialetto per farsi capire dagli anziani di quella piccola comunità, ma quando poteva, ed era certo di non essere frainteso, parlava in italiano, con competenza e timor di Dio, riuscendo sempre a trasmettere il suo amore sconfinato per il Signore.

Ogni tanto lo andavo a trovare in quella che lui chiamava “la Basilica maggiore”.

La modestia e la povertà della costruzione non riuscivano, però, a nascondere la vita che pulsava al suo interno, di gente che aveva imparato ad amare la chiesa più della sua casa e trovava sempre il tempo per renderla bella e sicura, perchè il focolare fosse sempre acceso la domenica e tutte le feste e venissero in tanti a riscaldarvisi.

Ogni volta che entravo nella "Basilica", sentivo il sangue fluire attraverso i  suoi muri scrostati, le tele imbrattate dalla pietà della  gente di lì, la linfa che irrorava le più intime fibre di quella chiesa fatta di carne.



Dicevo che oggi sono andata alla messa di don Ermete, nella nuova chiesa assegnatagli, perchè avevo voglia di sentire un'omelia senza doverla leggere su un lezionario o su Internet, perchè avevo nostalgia di una parola incarnata, di qualcuno a cui tremasse la voce, quando parla con Dio e di Dio.

Per don Ermete la messa è la Messa a prescindere dal numero delle persone che vi partecipano.

Avevo bisogno di qualcuno che mi ridesse la vita, mi rianimasse dal grigio di queste giornate prive di sole, di luce, di aria pura e generosa.

Ha esordito dicendo che la morte è una gran brutta cosa e che non piace proprio a nessuno, perchè del dopo, ne sappiamo poco o nulla , visto che non c'è chi sia tornato da lì, per  raccontarcelo.

A meno che non ti fidi della Parola che questa mattina, a proposito, così recitava nell'antifona d'ingresso :

Gesù è morto ed è risorto;

così anche quelli che sono morti in Gesù

Dio li radunerà insieme con lui.

E come tutti muoiono in Adamo,

così tutti in Cristo riavranno la vita. (1Ts 4,14; 1Cor 15,22)

Quel “li radunerà” gli ha fatto pensare ai suoi cari che sarebbe andato a trovare, a celebrazione ultimata, nel suo paese d'origine, arroccato sulla montagna, a sua madre, a suo padre, a suo fratello, con i quali si sarebbe ritrovato un giorno magari attorno al focolare, in un cantuccio appartato del cielo.

Ci ha fatto sognare, mentre immaginava tutte le famiglie riunite, nonni, nipoti, genitori, figli, fratelli e sorelle e quanti hai amato e quanti ti hanno amato.

Lui non ci poteva dimostrare che è vero, ma la Parola non poteva mentire: Dio radunerà tutti quelli che sono morti in Cristo, perchè Cristo non mente, in quanto è l'unico che è tornato per raccontarci come si sta in Paradiso.

Ho pensato ai miei cari: mamma, papà, mio fratello...i nonni, ho avuto nostalgia di quel tavolo che nei giorni di festa ci vedeva riuniti, quando eravamo piccini.

Ho pensato alla tavola che ci ha visti insieme con le nostre famiglie l'ultima volta a Natale di 8 anni fa, con la diagnosi appena sfornata dall'ospedale, di “malato perso” per mio fratello, che in fondo aveva solo un piede che gli dava fastidio, e alle foto scattate in quell'occasione, mentre ci chiedevamo a chi sarebbe toccato di nuovo e chi sarebbe sopravvissuto all'appello dell'anno dopo.



Siamo sempre di meno a rispondere all'appello, man mano che passano gli anni, quando è Natale.

Due anni fa la tavola l'abbiamo imbandita sulla pancia di mamma, che stava morendo, nel letto dell'ospedale.

Anche lei aveva sentito il richiamo di una mensa più grande e ci aveva lasciato, a stretto giro di posta, dopo papà.

Ma, passati i 90 anni, non ti fanno neanche le condoglianze e il vuoto lo devi riempire da solo, con l'aiuto di Dio, specie quando arriva novembre e si avvicina il Natale.



Mentre don Ermete parlava, nella foto che avevo scattato, nessuno mancava all'appello.

Dio non aveva aspettato a riunirci, in quel cantuccio di cielo, attorno al Suo focolare.

8 commenti:

Saraysun ha detto...

Anch'io ho sempre bisogno di sentire una parola sul dopo la morte..Dentro di me spero di rivedere tutti i miei cari già morti. Ma la speranza deve esser nutrita sempre dalla "parola". Quel Gesù che mi aspetta deve essere gioia non timore..spero di riuscire a credere in questo modo.
Grazie per il post che ha riacceso la mia speranza.
Buon fine settimana a te.
Un abbraccio..:)

laralara ha detto...

Come comprendo la tua nostalgia per i Natali passati..A me è morto un figlio, i genitori, tre sorelle...E come desidero sentir parlare di cielo,...che nostalgia ho del cielo! Un sauto.

laprimaparola ha detto...

Condividere la nostalgia del cielo è riconoscersi figli di uno stesso Padre, che tiene aperte le porte della sua casa fino a quando non ci avrà ricongiunti a se per l'eternità. In Lui già da adesso ritroviamo i nostri cari, attraverso di Lui comunichiamo con loro, con Lui acquisiamo gli strumenti per scalare il cielo e sedere ad una mensa dove potremo gioire di Lui con quelli che insieme a noi Lo hanno amato.

dark44 ha detto...

Tutto si concretizza a partire dalla Parola. La ri-unione di tutti gli uomini che hanno aderito al messaggio Evangelico è pronta. Non dobbiamo attendere altro che l'Amore indichi a tutti, indistintamente, la strada per arrivare al "punto di raccolta".

AnnaV ha detto...

Grazie!
Che commozione!
Scoprire che ci sono dei preti che sanno incarnare il Vangelo e lo sanno trasmettere come qualcosa di vivo e vitale!
Chissà se ora che sto un po' meglio potrò tornare a sentire, con la frequenza di qualche tempo fa, un giovane prete che, anche per la nostra comunità, sa incarnare la parola e renderla viva e respirabile!

Saraysun ha detto...

Sono passata a salutarti..Buonanotte!! Un abbraccio :)

martayensid ha detto...

Sì anche io penso che son tutti là che ci aspettano, ma prima di arrivare da loro abbiamo un compito grnde, grandissimo d portare a termine e non possiamo denandare a nessuno: portare la luce, ia pure quella di una flebile candela qui sulla terra dei vivi!

ANGELOANONIMO ha detto...

Grande insegnamento, mi sono commosso, anche se poi diventerà sempre più difficile far sedere un poveraccio alla nostra mensa.
Ma se siamo rami o foglie non dobbiamo pensare che un fiore che diventa frutto non possa riuscirci a dare senso alle nostre radici.
Tutto l’albero si salva se un frutto semina e morendo … risorge.

Io con mio figlio, quando aveva tre anni, mi sono imbattuto nella sua domanda: “Perché Dio ha creato gli uomini cattivi?”
Non so se sono riuscito a soddisfarlo ma gli ho risposto, semplicemente: “Io non so se sono diventato totalmente buono ma, di certo, se tu lo sei io mi sforzerò di esserLO”.
ANGELO

Io sono testimone di due esperienze in famiglia. Una di mia nonna e l’altra di mio padre che poco prima di morire, entrambi, mi chiedevano perché non entravano chi rimaneva sull’uscio della porta.
Mentre gli chiedevo chi fossero, loro hanno anche gridato i nomi, con il loro modi dolcemente burberi e sorridenti di chi sa come ci si comporta tra chi ci si vuole bene.
Quando chiedevo a mia Madre chi fossero quei nome accompagnati da nomignoli o abbreviazioni, Lei mi rispondeva: “il fratello, la sorella, la Mamma o il Papa”, quest’ultimi con termini come “Signirì” e “Tataà”.
Mia Madre ora è molto anziana è gli ho chiesto chi vorrebbe vedere … per sorridere in quel momento?
Mi ha risposto di voler vedere la Sua Mamma che non ricorda di aver mai visto che in fotografia, avendola persa a soli quattro anni mentre lei cercava di dare alla luce due gemellino.
Erano sette e cinque si sono conosciuti, ma due se li è presi la Mamma in giovane età.
Quante difficoltà nel tirare avanti, ma grazie ad una brava donna che decise di diventare mamma di cinque pargoletti in un solo botto, con marito compreso io ho conosciuto Gesù, in quelle storie forse tratte anche da letture apocrife. Leggende bellissime.
La nonna l’abbiamo riesumata e siamo rimasti incantati nel vedere la mano destra intatta.
Ma noi non ci facciamo tante domande perché sono gli insegnamenti e la vita vissuta che ci fa credere, non per fede ma, per certezze.

La matrigna è stata una donna eccezionale ma la mia Mamma vuole vedere la Vera e non sa come possa avvenire perché Lei aveva solo 33 anni quando la lasciò.
Come può avvenire questo incontro?
Io le ho chiesto se ricordava altro se non una donna vestita di nero su un letto di morte.
Nulla! Tutto cancellato! Chissà per quel momento quando rivedrà la Sua Mamma che la chiamerà come ha fatto tante volte per prenderla in braccio.

Non dobbiamo confondere la carne con lo Spirito perché lo Spirito è parte in Noi e la gran parte nel seno di Dio.
Questa vita è fatta di immagini e solo chi sa commuoversi prendendo la vita come un film, troverà una sorpresa all’uscita: “LA VERA VITA” spensierata e senza problemi che l’ha spinta ad andare a cinema tutti insieme per festeggiare chissà quale anniversario che non potremmo mai sapere di quante cifre sia composto.

Grazie per questa partecipazione.