mercoledì 12 settembre 2007

Lo sguardo

 




Per un mese non ci siamo stati, siamo andati in vacanza, dai problemi, dalle preoccupazioni, che ci affliggevano ogni giorno e che pian piano ci avevano fatto perdere di vista l'altro e l'oltre.

Avevamo bisogno di chi si occupasse di noi, di chi ci guardasse con un occhio di misericordia, di chi non giudicasse la nostra incapacità ad uscire fuori da noi stessi, per accogliere l'altro, per spezzare insieme tensioni, frustrazioni, povertà, debolezze, tutto.

Eravamo diventati giudici inclementi l'uno dell'altro, pur continuando a pregare il Signore che tutto questo finisse, che ci desse un'altra chance per riprovare ancora la meraviglia dell'inizio, per ricercarla lì dove si era nascosta.

La meraviglia dell'inizio, già, quella di cui ci aveva parlato Mons. Brambilla, in una catechesi indimenticanbile che ho imparato a memoria, sulla vita riconciliata, nel convegno della C.E.I. sul “Perdono in famiglia, come fonte di vita per il mondo”.

A mons. Brambilla, inaspettatamente incontrato sulla strada delle nostre vacanze alternative, ho detto che ancora la stavamo cercando, la meraviglia dell'inizio, e che ci era venuto il dubbio che non la trovavamo, perché non c'era stato inizio.

Ma anche se sembrava una battuta, aveva tutto il sapore di una verità dolorosa, di qualcosa che non ci era toccato.

Pensavo alla malattia che, appena sposati era venuta a visitarci e che aveva occupato pian piano uno spazio sempre più ampio della nostra casa, della nostra relazione di coppia, scalzando l'altro dai nostri pensieri, dalle nostre priorità.

Era quella la meraviglia dell'inizio?

Sicuramente no.

Ho pensato alla frustrazione di questi ultimi mesi, del sentirmi invisibile, scontata per tutti, anche per me, al desiderio di quello sguardo che mi aveva fatto riconciliare con la vita, con Gianni, con tutti quelli da cui mi sentivo tradita.

Era il 2000, quando accadde, la meraviglia di una luce che ti illumina e ti fa uscire dal buio.

Da quella luce Gianni fu investito e gli venne voglia di cercare la fonte.

Ma la strada è tutta in salita, anche se i più bei panorami li vedi quando sali.

Ne abbiamo, in questo nostro cammino, ammirati di panorami, di scorci suggestivi rubati ad un interruzione improvvisa del sentiero, ad una frana della roccia, ad un albero caduto che scopriva un pezzetto più ampio di cielo.

Ma è dura, è stata dura, da quando ci sono venuti a mancare gli ultimi puntelli a cui eravamo soliti aggrapparci: la salute, il lavoro, gli affetti, l'esperienza di un Dio provvidente e generoso.

Per fortuna che io ho potuto rubarmi, quasi ogni giorno, una messa, che non è poco, Gianni, se la faceva raccontare, ma non è la stessa cosa, nonostante anche lui se le rubasse in mezzo alla settimana, quando poteva. Ma il nostro rapporto di coppia languiva.

Come era possibile?

Avevamo proprio bisogno di chiarirci le idee, di farcele chiarire, di sapere se c'eravamo sbagliati a pensare che Dio ci aveva pensato insieme fin dall'eternità.

Così, con una decisione inaspettata che ha spiazzato tutti, amici parenti e conoscenti, specialmente quelli che erano abituati a contare su di noi e che ci davano per scontati, come suole accadere spesso nelle famiglie dove ci sono molti a prendere e pochi a dare, ce ne siamo andati via, lontano da sguardi indiscreti, al riparo da tutto ciò che potesse distoglierci dallo scopo della nostra fuga, a Loreto, la prima tappa del nostro percorso, organizzato dallo Spirito.

Un tour avvincente dove la guida era certa: Maria, la stella cometa che indica la strada per arrivare a Betlemme, nella stalla dove è stato deposto Gesù.

Perciò abbiamo scelto un luogo all'ombra della Santa Casa, come prima tappa, proprio perché chi, se non lei, ci avrebbe potuto aiutare a ritrovare lo spazio sacro nel quale gli sposi, incrociando lo sguardo Lo incontrano?

Ci eravamo veramente persi di vista, Gianni e io, impegnati, com'è consuetudine, a combattere fianco a fianco, la quotidiana battaglia, per la famiglia, la Chiesa, la sopravvivenza materiale, fisica e soprattutto spirituale, ma sempre meno disposti a guardarci negli occhi, per pigrizia, per stanchezza, per noia.

Eppure, da quando ce l'avevano raccomandato, avevamo persino cambiato i posti a tavola, mettendoci di fronte e spegnendo il televisore, quando era ora di pranzo.



Il tema del primo corso dal'1 al 5 agosto” Famiglia e impegno sociale”, non sembrava rispondere ai nostri bisogni, visti che di impegni in tal senso ne avevamo già tanti e il problema era quello di fare qualche rinuncia, per crescere e fortificarci come coppia, uniti dal Sacro vincolo del Matrimonio.

Ma il Signore a tutto aveva pensato, persino a farmi dare for fait dal primo giorno (non mi era mai capitato di abbandonare la sede di un convegno), sì che mi ritirassi in camera a pregare e meditare, mentre Gianni ascoltava, registrava e mi riferiva quanto veniva detto, sulle sfide del mondo da raccogliere, sfide ineludibili per chi ha scelto di seguire il Maestro.



Mentre mi parlava, sdraiata sul letto, il mio pensiero andava a quando ci eravamo incontrati la prima volta e lui mi aveva guardata e mi aveva scelta, lui per primo; al tempo che ci mise per dichiararsi, tre anni in cui non mi accorsi di nulla, al sì che gli risposi quando me lo disse, incredula che a me avesse pensato, un sì, perché in lui ho visto lo sposo fedele, nella gioia e nel dolore nella salute e nella malattia.

Pensavo al posto che occupò nel mio cuore in quei cinque interminabili anni di fidanzamento, a quanto mi sembravano brevi i nostri incontri, quanto lunghe le attese di una lettera, di una telefonata.

La meraviglia dell'inizio! Lui al posto d'onore.

Adesso cominciavo a capire.



Mentre mi riferiva di Boffi, di Barbato e di Nicolli, i relatori del corso, ripensavo a quanta pazienza aveva avuto nell'insegnarmi le cose, a quanta dolcezza metteva nel correggermi dagli errori, specie quando si mise d'impegno a farmi da istruttore per insegnarmi a guidare la macchina.

Ma poi le cose sono cambiate e, con la scusa che ho più tempo libero, sono diventata io l'istruttrice e lui lo scolaro.

La malattia, questa volta, invece di dividerci ci ha unito ed è stata lo strumento per fare comunione, invertendo un ruolo che mi stava stretto e rischiava di soffocarmi.

E questo è il primo frutto di una preghiera incessante a Maria, perché ci aprisse la strada alla comprensione di una complementarietà che non vuol dire fissità e immobilizzazione in un ruolo che può diventare prigione.



Alla partenza, non ero consapevole di quello che mi sarebbe servito, ma Dio ci mette alla prova per chiarificare i nostri desideri (Dt 8,2).

Così è stato. Nel deserto la prima cosa di cui si sente il bisogno è l'acqua. Noi sapevamo che a Loreto ne avremmo trovata in abbondanza, perché l'acqua dello Spirito a fiumi scende dalla Santa casa di Maria, tanto da poterla raccogliere e conservare, anche ti trovi a fare gli esercizi spirituali di coppia a Montorso, e preghi nella cappellina di legno senza pretese, annessa alla struttura, o nella stanza disadorna ed essenziale, che ti è stata assegnata nella Casa Famiglia dii Nazaret, e della Basilica vedi solo in lontananza la sagoma illuminata di notte .

Ma io avevo bisogno di chi mi desse da mangiare, di chi si occupasse di me. Da tanto cercavo un pane che fosse commestibile, digeribile, un pane che non dovevo impastare con gli ingredienti delle incomprensioni, della fatica, del dolore, dello scoraggiamento, della paura, del silenzio di Dio.

Ero certa che la Madonna anche quest'anno ci avrebbe fatto un regalo e, quando ho visto che l'icona del convegno di “Vita nuova per coppie”era “La casa di Betlemme, casa del pane”, mi sono detta che non a caso eravamo capitati in quel luogo.

Di pane e di companatico ce ne hanno dato a Loreto, pane materiale e spirituale, quello di cui avevamo bisogno, quello che invano cercavamo a casa di condividere, senza successo.

Don Gerry ci ha dato il primo, da subito, quello della misericordia di Dio, chiamandoci insieme a confessarci.

Ci hanno spezzato la Parola tutti i relatori, (L'equipe nazionale del RnS per Famiglia), invitandoci, alla fine di ogni catechesi, a metterci di fronte, ad incrociare lo sguardo e a chiederci qual era il pane che una volta mangiato, potevamo dare in cibo anche agli altri.

Perché il problema non è quello di sopravvivere o di non morire con quello che il Signore ci dà, ma di dar da mangiare anche agli altri.

Il miracolo della moltiplicazione dei pani, era un miracolo possibile, se insieme avessimo ritrovato la gioia di penetrare ed essere penetrati dallo sguardo di Dio, se avessimo aperto le orecchie, gli occhi e il cuore alla manna che viene dal cielo.

A raccoglierlo c'era la nostra coppa, con i segni evidenti delle fratture, ferite rimarginate che avevano lasciato il segno, quella coppa che era stata estratta in frantumi dalle viscere della terra, sette anni fa, ma che la Grazia di Dio aveva reso più forte e preziosa, dopo che ci eravamo fidati di Lui, il Maestro, lo Sposo, il Compagno di viaggio che abbiamo invitato a restare con noi.

Quando ci avevano consegnato pennelli e colori, non sapevamo che sarebbero serviti a dipingerla sul grande lenzuolo, accanto all'icona dell'Annunciazione, lenzuolo su cui ogni coppia aveva dovuto rappresentare il suo “Io coniugale”.


Il magnificat di coppia è stata la naturale preghiera sbocciata nel terreno dissodato e arato con cura dagli infaticabili operai della vigna del Signore.



Il 10 agosto, nella cripta sotto la Santa Casa, all'offertorio, oltre al pane e al vino, abbiamo offerto i nostri corpi nella danza sacra che si è snodata davanti all'altare, danza a cui abbiamo partecipato anche noi, nonostante gli anni e gli acciacchi, avendo ricevuto il mandato di essere segno della tenerezza di Dio, lo Sposo e la Sposa che in silenzio si comunicano l'amore attraverso lo sguardo.

Dopo la messa ad ogni coppia è stato consegnato un pane racchiuso in una scatola trasparente, il dono che noi dovevamo portare agli invitati alle nozze.


”Spezzato per voi e per tutti...”c'era scritto, ma noi il seguito lo conoscevamo, perché la messa non era finita.

“Fate questo in memoria di me...Date voi stessi da mangiare” sono state le parole non scritte, ma che abbiamo sentito forte risuonare nel cuore, quando abbiamo ricevuto quel segno, parole che ci sembravano incomprensibili o inattuabili solo una settimana prima.

Vogliamo lodare e benedire il Signore perché ci ha chiamati ancora una volta a guardarci negli occhi per riscoprire  l'Amore.



Il 13 settembre del 1971 ci siamo sposati. Sono 36 anni che stiamo assieme. Il regalo dell'anniversario ce lo siamo fatti in anticipo, andando a Loreto. Ma quel pane vogliamo donarlo anche a voi, a tutti quelli che non ci sono potuti venire.

16 commenti:

unfrancescano ha detto...

Grazie Antonietta per la tua testimonianza....e tanti auguri per il vostro 36° anniversario di matrimonio.
Matrimonio, sicuramente edificato sulla roccia.
Pace e bene
Tonino

discipulus ha detto...

bellissima questa testimonianza e ti faccio i miei più sentiti auguri...
che possiate essere d'esempio a tutte le coppie che incontrerete sul vostro cammino.

Auguri

AnnaV ha detto...

Carissimi, dietro le nuvole splende sempre il sole. Non bisogna dimenticarlo mai!
Anche queste difficoltà, che penso pochi sposi abbiano scansato (magari con fisionomia diversa, ma sempre molto pesanti), rendono ancora più bello il dono di riscegliersi ancora perchè certi che un Altro ci ha messi insieme per non lasciarci soli nel ritorno a Lui.
Che Dio vi conceda la gioia di molti altri anni insieme per gioire del dono della vostra vocazione.
Un grande abbraccio.

Angelennio ha detto...

Molto bella questa testimonianza. Oggi 13 settembre è il vostro anniversario di matrimonio, ma è anche la memoria di San Giovanni Crisostomo. Vi dono questa sua poesia/preghiera che sicutramente già conoscerete:

La vita in due

Grazie, Signore,
perché ci hai dato l'amore
capace di cambiare
la sostanza delle cose.

Quando un uomo e una donna
diventano uno nel matrimonio
non appaiono più come creature terrestri
ma sono l'immagine stessa di Dio.
Così uniti non hanno paura di niente.
Con la concordia, l'amore e la pace
l'uomo e la donna sono padroni
di tutte le bellezze del mondo.
Possono vivere tranquilli,
protetti dal bene che si vogliono
secondo quanto Dio ha stabilito.

Grazie, Signore,
per l'amore che ci hai regalato.


Giovanni Crisostomo

Rontomusettina ha detto...

Che bello!!! Tanti tantissimi auguri!!!!!! Voi con il vostro amore avrete il dono più bello...quello di essere sempre insieme e innamorati, anche tra i cieli dell'immensità di Dio!!!

laprimaparola ha detto...

Carissimi, quanti auguri belli e sentiti, in questa giornata. Noi, non contenti di averlo detto a voi, alle 11 di questa mattina, alla Radio diocesana, dove curiamo la rubrica "Famiglia, segno di speranza", in edizione straordinaria, abbiamo annunciato la bella notizia della Parola che salva.
Noi, lungi dal sentirci arrivati,riprendiamo la fatica del cammino, chiedendo ogni giorno al Signore la grazia di non venir meno alla promessa che ci siamo fatti, quando non conoscevamo nè Lui, nè le asprezze del percorso.
Grazie a tutti per aver condiviso la nostra gioia

Saraysun ha detto...

Bellissima la vostra esperienza, è vero che dove arriva la luce di Cristo nulla è più come prima. La vita di coppia è difficile come dici, Con il Signore vicino e con l'aiuto della chiesa si superano le incomprensioni e si riscopre l'amore.
Tanta felicità a voi. Buonanotte! :)

ciccio56 ha detto...

AUGURI!
Tanta gioia.

diggiu ha detto...

Mi unisco anche io al coro degli auguri.
Possa il Signore accompagnare ed abitare la vostra unione donandovi tanta gioia e serenità. Ve la meritate.
Un abbraccio
diggiu

diggiu ha detto...

Vi regalo una mia immagine scattata pochi giorni fa in montagna.
C'è un messaggio di speranza. Questo:"dopo la notte più buia, la Luce torna sempre a brillare"
Un bacione.
diggiu

calimero00 ha detto...

Grazie, grazie, grazie!!! questo racconto che hai fatto è davvero pane condiviso... lavanda dei piedi verso tutti noi!

Un abbraccio grandissimo a te e a tuo marito:-)
Marco

dark44 ha detto...

Una testimonianza bellissima e dramamtica. Credo che la prighiera dia la forza per continuare a camminare insieme.

Saraysun ha detto...

Grazie di cuore per il commento che mi hai lasciato..era veramente bello e profondo. Spero di riaverti ancora sul mio blog.
Un abbraccio :)

Francesca01 ha detto...

tantissimi auguri!

Francesca01 ha detto...

e grazie per questo magnifico post...

Saraysun ha detto...

Un salutino al volo.. :)