domenica 8 ottobre 2006

11 Famiglia oggi:riflessioni di coppia


Rubrica radiofonica a cura di Gianni e Antonietta.


Canto: Cristo è risorto veramente (CD – "Risorto per amore" 1)

Dagli studi di Radio Speranza vi salutano Gianni e Antonietta. Un’altra settimana è passata, speriamo non invano, per ognuno di noi. Gianni ed io ce la stiamo mettendo tutta perché il disegno di Dio non venga sbilenco sulla tela di cui noi siamo la trama e l’ordito. E’ bellissima questa immagine che abbiamo rubato al testamento spirituale di Maria Beltrame Quattrocchi che, insieme a suo marito Luigi, è stata beatificata dal nostro pontefice. Quando non riusciamo ad andare d’accordo, ricordo a Gianni che dobbiamo diventare santi insieme, come loro, e non possiamo permetterci il lusso di avere musi lunghi e covare rancori per molto tempo. Gianni si mette a ridere, pensando che il perfezionismo mi ha dato alla testa, perché gli sembra assurdo che possa succedere ad una coppia qualunque come noi di diventare santa. Ma, se guardiamo la storia della salvezza, ci accorgiamo che Dio non ha puntato sulla forza, sull’intelligenza o su quanto conta nel mondo per cercare i suoi collaboratori.

Quando mi sono convertita, pensavo di valere tanto, non fosse altro perché avevo sulle spalle una storia di sofferenza che avevo sopportato con una forza inaudita, e mi compiacevo nel pensare che avevo combattuto come un titano e che sul corpo portavo le conseguenze del mio ardire, come Prometeo, che, dopo aver rubato il fuoco agli dei, fu condannato in eterno a vedere il suo fegato divorato da un’aquila, o come Sisifo, costretto a spingere fin sulla cima di una montagna un masso che puntualmente gli rotolava addosso, o come Atlante condannato a portare sopra le spalle tutto il peso del mondo, eroi mitologici di cui avevo ereditato la forza e l’arroganza

Gianni, invece, si è presentato al Signore, con la consapevolezza di valere poco e con la convinzione che il suo destino era segnato, per quella tendenza innata a deprimersi ogni volta che non riusciva a fare le cose come avrebbe voluto. Dice un detto popolare: " Dio li fa poi li accoppia" e l’assortimento non poteva essere più azzeccato perché, come carattere siamo agli antipodi. Com’è possibile che il rapporto funzioni? Ma in natura vediamo che proprio questo accade e che i poli opposti si attraggano.

La famiglia, comunità di persone legate dal vincolo dell’amore, si basa sull’unione di un maschio e di una femmina, quanto di più diverso possa esistere.Eppure Dio ha pensato alla famiglia, quando ha creato Adamo ed Eva, per affidare a lei il compito di mettere in circolo l’amore.

C’è un sacerdote, a Pescara, che consiglia alle coppie della sua parrocchia, che stanno per sposarsi, di attaccare in camera da letto piuttosto che il quadro della Madonna o di qualche santo, quello che contiene la copia ingrandita della promessa che si fanno il giorno del matrimonio, senza nulla togliere alle immagini sacre che non si offendono, lui garantisce, se le si sposta in un’altra stanza o in un cassetto. Infatti, spesso il senso delle parole ci sfugge, specie quando le pronunciamo in situazioni particolarmente stressanti, in cui il coinvolgimento emotivo ci toglie la capacità di essere lucidi e attenti. Il nuovo rito del matrimonio, per fortuna, ha lo scopo di far riflettere un po’ più a lungo su cosa si sta celebrando. Gianni ricorda a tutti il brivido freddo che gli ha attraversato le ossa, quando abbiamo rinnovato le promesse matrimoniali, a 29 anni di distanza


" Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, finchè morte non ci separi"

Ripetere questa formula, dopo 29 anni di matrimonio è stato facile, perché le parole mi sono venute da sole, sicure per averle sentite pronunciare in mille occasioni dalle altre coppie che si sposavano. Ma, quella volta, mentre le dicevo, era come se un martello pneumatico si abbattesse ripetutamente sulla testa, sul viso, sulla bocca, sulla lingua.Ogni parola aveva una forza e una potenza tale da costringermi a fermarmi meglio sui piedi, lì sotto l’altare della Chiesa di S. Giuseppe, al cospetto del Signore Dio nostro. Ogni parola mi è rimbalzata nella mente e vi si è incuneata, fissata indelebilmente. Ogni parola si è fermata nel mio cuore e vi si è stabilita per sempre.

Le ho pronunciate con la coscienza del dopo, quella che fa rivivere attimo per attimo tutta la vita, la fa scorrere alla moviola nella mente con le sue immagini più forti, ridando vita e spessore a sentimenti sepolti e dimenticati.

Nella salute e nella malattia… è stato questo il motivo del brivido inatteso e sferzante che ha attraversato la schiena e la mente quando l’ho ripetuto a distanza di tanti anni. Ma chi ci pensava alla malattia, quando ci siamo sposati? La nostra storia passa attraverso la malattia di Antonietta, che si presentò quasi subito, appena sposati. Quante delusioni, quante attese, quanti bocconi amari, nella ricerca del tesoro perduto. Non ci avevo mai pensato che potesse ammalarsi, Antonietta, una forza della natura, sana come un pesce, vitale fino allo sfinimento. E invece si è ammalata, un cavallo da corsa a cui sono state tagliate le gambe, ecco cosa era diventata, nonostante non avesse mai rinunciato a correre. Io mi sentivo impotente e non mi riusciva neanche di darle coraggio, perché la sentivo forte, più forte di me. Ma non ho mai smesso di pensare a lei, di starle vicino in silenzio, anche se alla lunga il percorso ci ha sfiancati e non eravamo più in grado di farci compagnia. Poi è arrivato il Signore, come un turbine ha spazzato via le nuvole fosche che gravavano sulla nostra vita di coppia e ci ha mostrato un pezzetto di cielo. Era azzurro, era bello, era nuovo, era pulito, e potevamo ripeterle all’infinito quelle parole. " Prometto di esserti fedele sempre nella gioia e nel dolore nella salute e nella malattia."

Fu forse la prima volta che un sentimento forte e profondo l’abbiamo consapevolmente condiviso.

Nella salute e nella malattia, furono le parole che ci fecero sentire quanto eravamo stati vicini per tutti gli anni che ci era sembrato di andare da soli. Fu come quando, arrivati sulla vetta di un’alta montagna, ti affacci insieme al tuo compagno di cordata e guardi l’abisso che ti sei lasciato alle spalle. Fino a quel momento non ci avevi pensato, tutto preoccupato ad inerpicarti attraverso sentieri stretti, sui rigidi costoni di roccia avari di appigli, ma senza mai parlare con chi condivideva con te la fatica del procedere, per non consumare energia e pensando che l’altro non ti avrebbe sentito, perché stava sopra o sotto ma mai a fianco e la paura, lo scoraggiamento, la speranza, il freddo, il caldo, la sete, la fatica, sembravano e appartenere a te solo, perché eri solo quando vedevi il vuoto davanti ai tuoi occhi, solo quando sentivi le sferzate del vento gelido e i raggi del sole accecante, solo davanti al buio senza stelle della notte. Poi arrivato alla cima, guardi il cielo sgombro di nubi, il sole che brilla luminoso senza che niente lo offuschi, guardi a fianco, e vedi il compagno che ti è di fronte e insieme ti scopri a guardare l’abisso che ti separava dalla vetta faticosamente conquistata, il monte santo dove il Signore ti ha chiamato a ringraziarlo per quei sentieri ripidi e stretti per quella roccia dura e scoscesa, per quegli appigli che Lui ti ha fornito, per attaccare la corda attraverso chi ti è stato vicino, chi ti è stato fedele nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia.


Di questo vogliamo fare memoria, perché sempre più sentiamo quanto sia importante verbalizzare i sentimenti, le emozioni che, se non condivise, portano alla morte. Ecco il problema sta proprio nel condividere, nel far partecipe l’altro di ciò che vivi, pensi, senti e non solo di quello che fai e che tutti potrebbero riferire se fossero muniti di un microfono e di una cinepresa.

Quando a casa Gianni tornava dal lavoro aveva l’abitudine di stare in silenzio, perché a riempirlo c’ero io con le mie tante parole che da un lato gli toglievano la fatica di pensare e dall’altra gli impedivano di far emergere ciò che desiderava sotterrare.Quando il torrente che mormora s’incontra con il mar morto i due stanno bene perché ognuno rimane quello che è senza cambiare l’altro. Ma alla lunga nella vita di coppia ci si accorge che si è sconosciuti l’uno all’altro, perché non ci si è preoccupati di mettersi in ascolto in modo vero e profondo, non ci si è preoccupati di far crescere l’altro..

Canto: Dalla tristezza alla danza (CD – "Risplendi Gerusalemme" - 12)

"La parola e l’amore sono i due poteri divini che abbiamo dentro", questo ci siamo riportati al termine di un ciclo di incontri sulla comunicazione che abbiamo seguito a Montesilvano per iniziativa del RnS. "Piuttosto che cambiare partner impariamo a comunicare", ci ha detto don Carlino Panzeri e allora abbiamo riflettuto sulla nostra storia e abbiamo ripensato a quante volte il partner l’avremmo voluto cambiare perché non riuscivamo a comunicare. Poi la svolta, quando, appunto abbiamo messo in comune il brivido freddo, gelato che ci ha percorso la schiena quando abbiamo ripetuto le promesse matrimoniali. Ce lo siamo detto e abbiamo da lì ricominciato tutto da capo, pian piano capendo che il più grande il sommo il perfetto maestro della comunicazione è Gesù Parola incarnata che si è fatto uomo per comunicare a noi il vero volto del Padre, per dirci chi siamo e a cosa siamo stati chiamati. Il corso seguito a Montesilvano a cura della pastorale familiare e giovanile si snodava attraverso tre momenti fondamentali: il Caos, il Logos, il Cosmos.

Il Caos, la confusione, la disgregazione del mondo in cui viviamo, ce l’ha illustrato egregiamente il primo relatore, il professor Lorenzo Cantoni, quando ci ha parlato del bla bla della Babele dei nostri giorni, la torre che ci siamo costruita per celebrare la vittoria del non senso, del vuoto, dell’immagine che passa sul teleschermo senza sporcarti, toccarti, cambiarti. La parola che cambia la vita ce la siamo dimenticati, è merce preziosa, è tesoro nascosto che solo gli affamati di Dio, i poveri di spirito possono trovare e gustare. Il totem attorno a cui si celebra il funerale della comunicazione è il televisore, in funzione del quale si dispongono i mobili della casa. Provare a mettere al posto del teleschermo al centro della scena un frigorifero o un aspirapolvere nessuno l’ha fatto, anche se gli abbiamo battuto le mani, quando ce l’ha suggerito. Sarebbe stato bello averne il coraggio, ma almeno il televisore potevamo cambiarlo di posto, dietro le poltrone per esempio così che, per vederlo, bisogna fare fatica, bisogna pensarci un po’ su e chissà che nel frattempo non incroci lo sguardo di chi ti sta di fronte, che con te trasporta il televisore perché non cada, e ti viene voglia di chiedergli perché mai ha quella faccia, se gli è successo qualcosa.


Del caos, non c’era bisogno di tante parole per descriverlo, tanto siamo in esso invischiati, ma forse c’era bisogno che qualcuno lo guardasse da fuori e ce ne parlasse, perché ci svegliassimo e ci rendessimo conto di vivere in un mondo senza parole. Chi ha inventato la parola è Dio, che con la parola ha dato ordine al caos primordiale, con la Parola ha dato inizio alla nuova creazione. Ma la Bibbia è la storia di un popolo duro d’orecchi come la nostra che non vogliamo sentire.. Di quali parole l’uomo ha bisogno per ricomporre l’unità perduta, per ritrovare attraverso la frantumazione a cui questa società lo ha costretto, la sua identità più vera e profonda, quella di essere figlio di Dio e fratello in Gesù.? Gesù, la Parola che salva, è venuto ad insegnarci un altro alfabeto, non quello di una legge fatta di prescrizioni e di precetti, ma quella dell’amore che non ha bisogno di parole quando una madre dà mangiare al suo bimbo, quando si alza la notte per vegliare sul suo sonno, quando previene il suo pianto con un bacio o una carezza

La parola, il Logos ti apre al mistero della grande famiglia dei figli di Dio che, come genitore attento e premuroso testimonia come il cuore sia capace di capire, accogliere e soddisfare tutte le esigenze e le attese dei figli. Parola e amore hanno la stessa accezione, perché si identificano in una persona, Cristo Gesù, che ha messo in comunicazione il cielo e la terra con un gesto infinito d’amore, ha mostrato il vero volto del Padre nel dono totale e gratuito di sé.

Così don Carlino, Pancieri ci ha parlato di come si comunica, di come i rapporti possano essere sanati, come la costruzione del corpo di Cristo, la Chiesa, possa crescere ben compaginato e connesso se si guarda a Gesù che ha agito partendo dall’ascolto, ha cambiato posizione, si è scomodato, messo nei panni dell’uomo, traslocando nel suo mondo per poterlo capire e farsi capire di più.

Ci ha invitati a cambiare posizione, quando vogliamo comunicare, mettendoci dall’altra parte, non per rimanerci, ma per vedere, per sentire le stesse cose del nostro interlocutore e poi donargli tutto ciò che possiamo, proprio come ha fatto Gesù, morendo a se stesso e donandosi tutto a noi.

Parlare e amare, amare e servire questi sono i verbi da coniugare insieme a Lui, per cambiare i connotati al volto di questa nostra società orfana di tutto, anche di sogni, una società che deve ritrovare il padre e la madre, quelli che Dio impersona, quei genitori che sempre più nella famiglia umana disattendono a ciò per cui sono stati chiamati.

La famiglia dei figli di Dio non può che imparare l’alfabeto, le parole dell’amore, che nella propria famiglia d’origine, dove s’impara a parlare. La famiglia, la coppia è quella che è chiamata a incarnare la buona notizia dell’amore che salva.

Ma quando non ci sono famiglie, coppie che parlano di Dio, basta fermarsi ad osservare il creato
19 aprile 2002

Oggi Signore ti ho incontrato in un prato, appena svegliato dalla luce del sole d'aprile.

Una brezza leggera muoveva i teneri fiori spuntati tra i fili sottili e lucenti dell'erba.

Le farfalle dai mille colori, le api laboriose e tranquille, i calabroni rumorosi e pacifici, i piccoli insetti si muovevano in quell'oceano scintillante di luce dove ogni arcobaleno impallidisce.

Ti ho incontrato Signore in quei fiori di cui non sentivo il colore e il profumo ti ho incontrato e ti ho riconosciuto in quello scambio di vita e di morte che vedevo attuarsi in quel prato.

Ogni cosa mi parlava di te, nel suo esistere, nel suo essere l'una diversa dall'altra, nel suo porsi ognuna indifesa all'altra che la ricercava o la respingeva,

Ti ho incontrato e ti ho visto Signore nella forma delle singole cose, nella vita che ognuna portava dentro, nella legge che a loro avevi dato

Concludiamo con questa riflessione perché, all’interno di ogni famiglia, dal Caos nasca la vita..


Vi date la vita e siete datori di vita




  • Voi coniugi vi date la vita e siete datori di vita quando, rientrando a casa dopo una giornata faticosa di lavoro, vi venite incontro l’un l’altro e vi scambiate un saluto premuroso e affettuoso



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando vi ascoltate vicendevolmente, quando intuite i sentimenti profondi che l’altro vive (monotonia, pesantezza, scoramento) e piuttosto che respingerlo lo accogliete così com’è e lo aiutate a superare il suo limite, il suo buio, la sua solitudine



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando voi mogli state dietro ai fornelli, a preparare qualcosa di appetitoso per le persone che amate, e voi mariti lavorate sodo per non far mancare nulla.



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando, vi prendete cura dei vostri figli, quando volete che abbiano un avvenire, date loro i mezzi perché studino, comprate con misura i giocattoli perché si divertano, stimolate in loro la voglia di unirsi ad altri ragazzi, li educate a rispettare gli anziani, a compiere gesti di solidarietà.



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando accudite i vostri genitori ormai anziani e non li confinate in un istituto, ma li tenete nella vostra casa e fate sentire la vostra presenza, il vostro calore, la vostra attenzione, anche se a volte può essere duro e faticoso. Oppure, se costretti dalle necessità non li abbandonate in un istituto ma continuate a prendervi cura di loro



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando riuniti intorno alla stessa tavola e non infastiditi dalla "balia elettronica", mettete in comune l’andamento della giornata, confidate i vostri umori e insieme al pane, spezzate le tensioni accumulate durante il giorno, oppure inondate di calore le vostre vite o partecipate contenti, nonostante la stanchezza, al vocio dell’irrefrenabile vostro figlio più piccolo.



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando, appartati da occhi indiscreti, mettete in comune il vostro amore, nell’intimità del vostro talamo nuziale, nuovo altare per celebrare il vostro amore, e per assaporare la gioia di incontrarvi e stare insieme



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando di comune accordo decidete di donare la vita ad una vostra creatura o quando accogliete nella vostra casa un bambino che non è frutto delle vostre viscere, e lo amate con la stessa cura e intensità.



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando decidete di spendere il vostro tempo per gli altri: in un incontro per fidanzati e per le famiglie, in un centro di accoglienza, in una comunità di ragazze madri, in una casa per bambini bisognosi di affetto.



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando partecipate alla vita della scuola, siete onesti nella gestione pubblica e testimoniate il vostro impegno di cristiani nel posto di lavoro.



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando, di fronte al dolore, al negativo, al conflitto dell’altro, piuttosto che immobilizzarvi, sfuggirlo o negarlo, lo assumete e lo attraversate



  • Vi date la vita e siete datori di vita quando insieme pregate, quando scoprite nelle pagine vive della Bibbia e della storia Dio che parla e vi lasciate orientare, ammaestrare e condurre da Lui.



Canto: Cristo è risorto veramente (CD – "Risorto per amore" 1)

24 gennaio 2005

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