mercoledì 20 settembre 2006

Chiamati alla santità coniugale


I coniugi sono chiamati a santificarsi insieme, a diventare santi, non "nonostante il matrimonio", ma "attraverso il matrimonio", attraverso quel marito o quella moglie che non è come lo vorremmo o come lo vorrebbe Dio. Nel matrimonio il vincolo, il patto diventa Sacramento, vale a dire DONO di Dio.

Cosa significa? Dio, il giorno delle nozze, dona ai coniugi l’anello, la fede, la fedeltà al patto, il rapporto, il vincolo di alleanza che rende possibile la realizzazione del progetto comune, che deve identificarsi con il progetto di Dio.

La comunione attraverso il corpo e lo spirito, l’apertura alla vita, vale a dire la fecondità spirituale e biologica dipenderanno da quel vincolo di cui Dio ha garantito l’indissolubilità, se la grazia del sacramento viene alimentata, chiesta, perseguita, accolta.

Dio ha affidato alla coppia il compito di renderlo visibile al mondo."Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, da come vi amate"

Sulla natura Dio ha costruito il suo progetto di dare la vita al mondo.Infatti l’uomo e la donna sono naturalmente attratti l’uno all’altra. (Il problema è che questa attrazione non dura in eterno. L’amore è una scelta che si fa per far stare bene l’altro.)

L’unità dell’essere, del pensare e dell’agire è propria della Trinità, è attributo di Dio.

Dio è amore e, attraverso l’amore, dà vita al mondo, dà vita attraverso lo Spirito che è il frutto, il dono dell’amore, è la relazione che intercorre tra il Padre e il Figlio.

Dio con la creazione dell’uomo e della donna ha smesso di creare, affidando quindi alla coppia il compito di procreare, prendendo esempio da Lui.

L’amore è felice quando porta frutto.

L’amore è la relazione che intercorre tra l’uomo e la donna, quando decidono di sposarsi.

L’amore presuppone un io che ama e un tu che è amato.

Perché l’amore si realizzi è necessario uscire fuori da sé.

Dalla capacità dell’uomo di amare, uscendo fuori da se, consegue la possibilità di somigliare a Dio.

La santità consiste nell’essere, nell’appartenere a Dio, nel vivere in Dio le cose umane.

Dio alla coppia dà la possibilità di vivere la relazione " da dio", donando il Sacramento, che è permanente.

Così, come i sacerdoti non cessano mai di essere preti, i coniugi non cesseranno mai di essere coniugati, una volta che si sono promessi amore e fedeltà per sempre davanti a Dio.

Gli sposi celebrano il matrimonio, sono ministri del sacramento, amministratori e depositari del dono.

Il dono che Dio fa alla coppia è il dono del vincolo, della relazione, vale a dire della capacità di tenere fede all’alleanza, anche quando questa appare squilibrata, perché uno dei due non corrisponde.

La santità si consegue, cercando di rendere efficace la grazia del Sacramento.

E’ un po’ come quando ci regalano un apparecchio che non sappiamo come funziona o ne conosciamo solo pochi aspetti.

La coppia che si sposa in comune rispetto a quella che si sposa in chiesa ha lo svantaggio di vivere nella casa che umanamente ha preparato, anche bella e confortevole, se vogliamo, senza accorgersi che quella non è che il garage o la cantina di un castello bellissimo, con ogni genere di conforto.

La santità è entrare in questa nuova e sconosciuta dimensione e cercare di abitare tutte le stanze di quel castello, perché anche altri vi possano essere accolti.

Il compito della coppia è di amarsi come Dio ci ha amato.

Il matrimonio è icona del vincolo che unisce Cristo alla Chiesa.

Non si diventa santi facendo cose straordinarie, ma rendendo straordinarie le cose ordinarie.

Come?’ Vivendo ogni momento il noi, collegando ogni cosa a Dio e all’altro, agli altri.

Come ogni battezzato, per diventare santo, deve attingere alla fonte dell'amore, cioè Dio, per  riversarlo sui fratelli, attraverso l’ordinarietà della vita, gli sposi con il matrimonio sono chiamati alla santità accogliendosi vicendevolmente e divenendo nello scambio quotidiano dell'amore veicoli dell’amore di Dio

Il Sacramento del matrimonio è Sacramento di ministero, per cui la grazia è data alla coppia perché insieme siano icona di Dio nella capacità che hanno di essere uno e distinto, di vivere la comunione, l’eternità, l’infinito, la fecondità, la trascendenza.

La santità è vivere consapevolmente il Sacramento, che più degli altri può parlare agli uomini assetati d’amore.

Con il Battesimo si appartiene a Cristo singolarmente, con il Matrimonio si appartiene a Lui insieme coniugati.

La spiritualità dei coniugi, non è la spiritualità della rotaia, perché, sposandosi c’è un nuovo modo di vivere, si vive in relazione all’altro.(F.C.13, come Cristo ama la Chiesa).

"Amatevi come io vi ho amato", "ama il prossimo tuo come te stesso", "da questo riconosceranno che siete miei discepoli, da come vi amate".

Il comandamento di Gesù è chiaro: saremo giudicati sull’amore, al nostro prossimo, che nel caso degli sposi è il proprio coniuge.

L’amore vero è quello che è capace di perdonare non sette, ma settanta volte sette.

"Se amate colui che vi ama, che merito ne avete? Anche i pagani lo fanno".

Essere santi significa decidere se appartenere a Cristo o no, essere riconoscibili dal modo in cui amiamo il nostro prossimo, riusciamo a perdonarlo, rendendo Dio visibile attraverso questa capacità divina, di morire per amore.

Morire non significa porre fine alla nostra esistenza terrena, ma abbandonare, liberarci di tutto ciò che ci appartiene materialmente e spiritualmente. Tutto deve essere portato alla mensa comune, perché di due idee, pensieri ecc. venga fuori un’idea nuova che nasce dalla morte delle nostre idee personali o una cosa nuova quando si mettono in comune risorse e carismi.

La santità nasce da una morte che genera vita, da un quotidiano vissuto nell’ascolto e nella condivisione, dove chi ci mette tutto è Dio, e dove noi non siamo che umili operai della sua vigna a cui viene chiesto di lavorare perché cresca rigogliosa e porti frutto. La coppia è chiamata insieme; ma non necessariamente allo stesso momento gli sposi sono in grado di dire di sì a Dio consapevolmente.

Anche nella coppia c’è chi arriva prima dell’altro.Qualcuno,a volte, non arriva mai.

Dio ci chiederà conto di cosa avremo saputo fare con la persona che ci è stata affidata.A Lui non interessa che la cosa sia esteticamente perfetta, ma che sia il frutto dell'impegno comune.

Per quelli che non collaborano, pensiamo a cosa dobbiamo inventarci perchè un bambino pasticcione e svogliato arrivi con il nostro aiuto a leggere, scrivere, disegnare ecc.

E non preoccupiamoci per chi arriva ultimo, perchè tutti, i primi e gli ultimi avranno un trattamento uguale.

Il salario, infatti, è Lui, infinito che, per quanto lo si voglia dividere, sempre infinito rimane.


Da una catechesi di mons.Renzo Bonetti

febbraio 2006

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