martedì 13 giugno 2006

il mazzo di fiori



Il 25 agosto abbiamo ricevuto un mazzo di fiori avvolti in un velo soffice e bianco. Era per noi e non riuscivamo a crederci.Abbiamo pensato che il fioraio si fosse sbagliato e lo stavamo dirottando altrove.

Ma quei fiori erano proprio per noi, sposi rigenerati da Cristo e uniti, questa volta per sempre, nella Santa Casa di Loreto, venerdì 13 agosto 2004, alle dieci di sera da don Gerry.

Testimoni le coppie che Dio aveva chiamato con noi a fare un’esperienza di paradiso, all’ombra del colle su cui domina e risplende, nelle terse serate estive, la basilica della Madonna.

Con il cuore che ci batteva forte abbiamo contemplato stupiti le meraviglie del Signore, che continuava a farci regali.

Non pensavamo che fosse possibile, dopo che, una volta giunti nelle nostre dimore, ci siamo ritrovati a combattere la quotidiana battaglia e abbiamo con nostalgia ripensato a quei giorni di preghiera e di fuoco, a quei giorni in cui il tempo si era fermato per fare spazio al Signore, che voleva riempire la coppa delle nostre mani aperte e intrecciate, perché non lasciassimo disperdere nulla della grazia che dal cielo ci stava mandando.

Ne avevano fatta di strada quei fiori, usciti dal cuore di Annamaria e Graziano, i fratelli della Sardegna che con noi avevano condiviso la gioia di risorgere e veder risorgere le ossa inaridite della valle del pianto, solcando il mare che ci separa, per raggiungerci nella nostra casa di sposi alle prese con un pane quotidiano non sempre facile da masticare.

I nostri serbatoi d’amore sembravano diventati più piccoli e ci voleva qualcuno che provvedesse a dilatarli con un dono accompagnato dalle parole di un salmo.

Dopo la settimana passata a Loreto, pieni di gioia e di Spirito Santo, ci sembrava di volare e il nostro cuore scoppiava di gratitudine per ciò che avevamo udito, visto e provato.

Gratitudine per tutti quelli che ci avevano fatto sentire quanto è grande l’amore di Dio, gratitudine a Dio perché ci aveva scelti come testimoni della sua misericordia.

Una settimana indimenticabile per la Sua presenza palpabile in ogni volto, in ogni gesto, in ogni coppia, in quei lumini accesi davanti al tabernacolo, che ardevano bruciando le scorie del nostro passato, con su scritti i nostri nomi e la data dell’incontro. Le nostre storie che diventavano storie di Dio, favole da leggere sui libri dei santi e noi eravamo lì a contemplarle, a contemplare e perderci nell’icona di “Notre dame de l’alleance”, la nostra Mamma celeste che ci abbracciava e ci portava a Gesù. Ai lati in basso dipinti due lumi che si moltiplicavano in quelli che ogni coppia di sposi aveva deposto ai piedi dell’altare, dove la parola di Dio e l’Eucarestia erano il pane quotidiano di quei giorni di silenzio e di attesa.

Quell’icona e quei lumi ci hanno stregato, magicamente rapiti e trasportati, se così si può dire, dentro, oltre ciò che si vede, che si tocca, che si sente, oltre ogni umana immaginazione nel corpo di Cristo, nella Chiesa, nelle piccole Chiese domestiche che unite pregavano, lodavano e benedicevano il Signore nei fratelli, con i fratelli, per i fratelli nei giorni più roventi dell’anno.

Tante coppie, tante storie, tanti volti da non dimenticare. Li abbiamo visti all’arrivo, un po’ stanchi, provati dal caldo e dalla fatica, in loro ci siamo specchiati e ci siamo riconosciuti nel comune desiderio di attingere acqua alla fonte, di abbeverarci alla stessa sorgente.

Noi avevamo portato nostri contenitori sbrecciati, consumati da un cammino lungo e difficile, con la speranza di riempirli con qualsiasi cosa che non fosse inquinata.

Ma quanto è grande l’amore di Dio lo abbiamo sperimentato, quando abbiamo visto con quanta cura aveva riempito quelli di Gino e Filippa, di Clamer e Monica, di Etienne e Filippa, di Raffaele e Mirella, di Franco e Rossella, operai della vigna instancabili, chiamati ad indossare il grembiule.

Ma ognuno dei convenuti ha provveduto a portare il suo piccolo o grande pezzo di legna, perché tutti si riscaldassero al sacro fuoco dell’amore di Dio.

Noi che di legna ne avevamo ben poca, abbiamo usufruito di quella degli altri, che ci ha fatto bruciare insieme con quella cera, che davanti a Gesù si è consumata per tutta la settimana del corso.

Che dire? Che Dio ha fatto cose grandi attraverso le famiglie chiamate a Loreto, che si è servito di noi, che pensavamo che 60 anni sono troppi per pensare a sposarsi.

Graziano e Annamaria hanno provveduto a ricordarci, nel biglietto accluso al mazzo di fiori, che il salmo 8 ci doveva guidare nella conoscenza delle cose di Dio.

“Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli”

Abbiamo cominciato a crederci, quando Giovanni, il nipotino, dall’altro capo del telefono, ha commentato così il nostro stare in Chiesa con Gesù (cosa potevamo dirgli di diverso del nostro stare in quel luogo?): “Nonna Etta si sta sposando”.

A poco più di due anni, divenuto improvvisamente profeta, aveva annunziato, lunedì 9 agosto, ciò che sarebbe accaduto venerdì, a noi in modo plateale, ma a tutti i partecipanti del corso: le nozze con lo Sposo, l’incontro con Gesù che sarebbe diventato una sola cosa con noi.

Ebbene tutto questo è avvenuto a Loreto, mentre il mondo era intento ad andare in vacanza, davanti a Gesù Eucaristia messo fra le nostre mani, sui nostri cuori da don Gerry, donato a noi famiglie perché diventassimo un po’ meno formali con Colui che avremmo dovuto sposare.

Davanti a Gesù abbiamo scoperto le nostre ferite, le nostre inadeguatezze, davanti a Gesù ci siamo guardati come mai era successo, penetrando nel mondo dell’altro, attraverso gli occhi, sentendo l’emozione di un mistero che si apre alla conoscenza e allo stupore, attraverso una carezza o una pressione delle dita più forte.

Gesù sempre presente in questo corso di vita nuova per coppie, Gesù nelle vesti del pane e del vino, Gesù nel volto del nostro compagno, nell’alleanza nuova che era venuto a stabilire con noi, Gesù presente nelle parole di Gino e Filippa e di tutte quelle coppie che mostravano il vero volto di Dio nel raccontare e raccontarsi, nelle catechesi che diventavano storie d’amore, che non avevano fine.

Scesi dalla montagna, dove abbiamo contemplato i miracoli dell’amore donato senza misura, avevamo bisogno di quel mazzo di fiori, per convincerci che non avevamo sognato, che Gianni ed io ci siamo sposati davvero e per sempre, perché Dio ci aveva guariti dall’incapacità di comunicare all’altro tutto noi stessi nella nostra fragilità e vulnerabilità.

L’inadeguatezza di un corpo malato e la frustrazione di una vita percepita come fallimento in quei giorni sono divenuti risorsa per accogliere la grazia che veniva dall’altro, trasformati da Dio in ricchezza che genera e costruisce la casa, una casa che non aveva bisogno di muri inerti che assistessero al nostro spegnerci soli, ma quella che abbiamo percepito stabilirsi sopra e dentro di noi, la tenda dove il Signore è venuto ad abitare.

Ne avevamo bisogno perché, quanto più abbonda la grazia, tanto più il nemico si pone in agguato e ci tenta, per convincerci che non è vero tutto quello che, attraverso le parole di don Gerry, il Signore ci aveva annunciato dalla teca stretta nelle sue mani.

Che la guarigione del nostro rapporto dovesse passare attraverso la guarigione fisica mia, mi era sembrata una bestemmia, ma abbiamo creduto che fosse possibile, quando per la prima volta mi sono inginocchiata, mentre Lui passava, non solo mentalmente, ma anche fisicamente.

Poi la conferma che era avvenuto il miracolo, venerdì, dopo il rinnovo delle promesse matrimoniali.

Il Credo ripetuto ogni sera ci ha accompagnato, anche quando il mio corpo ha ripreso a fare le bizze e ad impedirmi di muovermi anche solo di un passo con o senza bastone, quando Gianni è ricaduto nella tentazione di chiudersi in se stesso, come un tempo, quando doveva difendersi da parole che suonavano come un giudizio o una condanna.

Il credo abbiamo continuato recitare, invocando lo Spirito, consapevoli che era l’unica arma per combattere la sfiducia e la depressione.

Vogliamo ringraziare don Gerry per aver creduto che niente è impossibile a Dio, dire grazie ai fratelli che con noi hanno condiviso il pianto e la gioia, hanno pregato perché anche noi potessimo con loro risplendere nello spazio terso e pulito di un cielo rigenerato.

Vogliamo ringraziare Maria che a Loreto, in Agosto, anche quest’anno ci ha ospitato nella sua casa e ci ha fatto incontrare Gesù, che s’incarna anche nella nostra ogni volta che gli diciamo di sì.




Settimana di vita nuova per le coppie         Loreto 7-14 agosto 2004

1 commento:

anonimo ha detto...

Condivido anche io, a due anni di distanza, il pianto e la gioia di quel nuovo matrimonio.Il fiore che lo Spirito Santo ha piantato nei vostri cuori potrà, a volte, mancare dell'acqua delle dimenticanze, dell' orgoglio, della stanchezza, ma rimane lì, come stella polare e come albero piantato lungo un ruscello che, in ogni stagione, produce fiori e frutti in abbondanza.