lunedì 1 maggio 2006

Settanta volte sette



 A Bagni di Nocera Umbra, nel complesso termale di Fonte Angelica, le Terme del papa, come si suole chiamarle, recentemente ristrutturato, in un contesto naturale suggestivo, qual è quello della terra di S.Francesco, dove il cielo, l’aria, i monti, la natura tutta, parlano di Dio, si è tenuto il Convegno di Spiritualità Coniugale sul perdono, indetto dalla C.E.I.
“Settanta volte sette”, recitava la locandina, che ha chiamato a raccolta gli operatori di Pastorale Famigliare da tutta la penisola a cercare vie percorribili per guarire le ferite della famiglia, visibili e nascoste, ferite da guardare con gli occhi misericordiosi di Dio, per ridarle dignità e gioia e renderla testimone di speranza. Un bel progetto, una sfida difficile lanciata in questo tempo in cui la famiglia è relegata nel novero dei problemi da risolvere e non delle risorse da utilizzare.
Ma, lungo la strada che, da Colfiorito ci portava alla sede del convegno, li abbiamo visti i segni di speranza in quella terra sconvolta dal terremoto, nei numerosi cantieri aperti per ricostruire le case distrutte, lesionate, rese inagibili dalle scosse ripetute nel tempo.
Ferite all’uomo e alla sua casa, alla persona e ai suoi affetti, quelle siamo stati chiamati a guardare, mentre la natura mostrava il volto rinnovato e splendente di una Pasqua non destinata a finire.
L’acqua che zampillava dalla fontana, posta al centro della struttura che ci ospitava, quella che scorreva libera nel ruscello lì a fianco, ci riportavano ad un’altra acqua che abbondante è scesa sui convenuti a pulire i canali ostruiti della mente e del cuore, perché lo Spirito soffiasse libero su quel pezzetto di Chiesa.
In cinquecento, o forse più, eravamo, coppie con o senza bollino, vedovi e separati, genitori e figli naturali, adottati o in affido, sani o con qualche problema, presbiteri, diaconi e suore e tanti ragazzi venuti per l’animazione dei piccoli, rappresentanti della variegata famiglia del popolo di Dio.
Le ferite delle case ci sono sfilate davanti, mentre con la macchina percorrevamo l’ultimo tratto tortuoso della strada sconnessa che ci portava a destinazione, per poi vederle nei nodi delle cordicelle deposte ai piedi dell’altare, domenica sera, durante la Messa della Divina Misericordia. Ce le avevano consegnate al mattino lisce e odorose di spago, nuovo di zecca, mentre mons. Sovernigo faceva la sua relazione pastorale dal tema “L’accompagnamento spirituale per una vita riconciliata”. In quelle cordicelle avviluppate in se stesse, in quei nodi bagnati di sudore e di lacrime, abbiamo visto che anche gli insospettabili, gli addetti ai lavori hanno tante cose da farsi perdonare, tanti nodi da sciogliere. E proprio da lì siamo partiti per il viaggio dentro la misericordia di Dio, che dona a chi la chiede e l’accoglie, pace, serenità e gioia. Quella che dobbiamo portare a chi non sa guardarsi dentro, non riesce a chiedere aiuto, che non chiede e non vuole perdono.
Feriti e feritori sono stati chiamati in causa per liberare la casa dell’uomo dalla fatica di andare da solo, dalle fratture, dalle divisioni, dalle incomprensioni, che minano alla radice le relazioni dentro e fuori la famiglia, che si estendono a macchia d’olio a tutta la società, minandone le radici.
“Lasciatevi riconciliare con Dio”è stata la relazione più forte e incisiva della prof.Rosanna Virgili, biblista, che ci ha commentato un passo di Ezechiele 16, dove Dio mostra la sua passione incontenibile verso Israele, la donna che ha fatto nascere la seconda volta, che, immemore dei benefici ricevuti, si vende ad amanti stranieri, uno Sposo che soffre e non dimentica l’alleanza, il patto stipulato, riaprendole in eterno e per sempre le braccia.
“Eterna è la tua misericordia”, il ritornello che dai salmi del salterio è rimbalzato nelle relazioni, nelle omelie e nei lavori di gruppo, una misericordia che non ha confini di spazio e di tempo.
Ma di tempo si è parlato anche e soprattutto per perdonare, perché, se è giusto e ne vale la pena, non è detto che sia facile, anche quando lo sguardo e il cuore sono rivolti a Dio, come ha detto la dott. Paola Bassani, psicologa e psicoterapeuta, nella relazione “Perdono e riconciliazione nella cura delle ferite dei legami famigliari”.
Il perdono ha bisogno di tempo perché le ferite devono essere scoperte, guardate, lavate, medicate, e non è detto che si rimarginino in fretta. Ogni relazione ricostruita non è più come prima, è una cosa nuova, anche se porta incisi i segni della frattura; è una cosa preziosa, di valore, come quei vasi, tratti dalle viscere della terra a pezzi e sapientemente restaurati. Chi non li preferirebbe ad un oggetto nuovo di zecca?
Ma don Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia della C.E.I., a conclusione dei lavori, ha detto qualcosa di più, per quei pezzi che non si ritrovano o non possono essere riattaccati, facendo riferimento alla spada di Agon, che, pur se rotta, continuava ad assolvere la sua funzione, fino a quando non fu fusa di nuovo al sacro fuoco e divenne più resistente di prima.
“Restaurate la mia casa” è il mandato che abbiamo ricevuto, quello che domenica il vescovo di Assisi ci ha affidato, ricordando le parole che il Signore rivolse a San Francesco e che, nella giornata conclusiva, ci ha ricordato, come impegno per ognuno dei convenuti, Enrica Tortalla che con il marito, Michelangelo, collaborano per la Consulta Nazionale della famiglia.
Ci hanno spiegato i relatori come fare per restaurare la casa dell’uomo, partendo dalla persona, e lo hanno fatto capire anche ai bambini e ai ragazzi, coinvolgendoli in un progetto parallelo che l’equipe degli animatori, guidata dall’inesauribile suor Giulia Cappozzo, aveva elaborato, utilizzando il computer. Questo è stato lo strumento privilegiato per parlare di connessioni, di ricerca, di bisogno d’aiuto, di memoria da salvare, di navigazione tranquilla, dopo aver imparato un linguaggio nuovo:quello del Vangelo.
Solo la sera del 24, dedicata alla “Sinfonia del perdono” abbiamo capito il significato di quel grande arcobaleno disegnato sui cartelloni e visualizzato sull’Home page dei P.C.
L’arcobaleno, segno di speranza, con i suoi sette colori, indicava i settori del convegno: sei in cui operavano i piccoli e solo il settimo destinato ai grandi, come a dire che la perfezione del numero sette nasce e si sviluppa nella capacità di tornare bambini e imparare il loro linguaggio.
Sette anche i laboratori in cui siamo stati distribuiti per fasce d’intervento, nelle relazioni tra fidanzati, tra coniugi, tra i vari componenti della famiglia, tra separati e divorziati, tra l’uomo e Dio.
Un grande cantiere dove l’architetto non si vedeva, ma si palpava, si sentiva nell’atmosfera quasi irreale in cui ci immergeva la liturgia, accompagnata dai canti e dalla meditazione sulla Parola dell’inestimabile don Piero Rattin, voce profonda di un sentire profondo, di un sapersi naturalmente e intimamente sintonizzare sulle frequenze dello Spirito.
Nei laboratori ci sentivamo come quegli operai che avevamo visto lungo la strada, o come quei mattoni, o come quelle case: ognuno portava un pezzo o era un pezzo di quello scenario da ricostruire, da ridonare al mondo perché tornasse a sperare.
Ne è uscita fuori, nella relazione del prof. Belletti e di don Enrico Solmi, l’immagine di un Chiesa operosa, desiderosa di cambiamento, aperta all’ascolto e pronta al servizio, una Chiesa sempre più consapevole che il Dio in cui crediamo è un Dio famiglia, padre e madre, figlio, fratello, sposo, e che, solo in una famiglia riconciliata, possiamo trovare gli strumenti, le opportunità per somigliarGli e renderLo visibile al mondo.
Al ritorno, guardando il panorama, abbiamo detto che era possibile, che la sfida, lanciata lo scorso anno a Grosseto nella prima settimana di studi “Il perdono in famiglia come fonte di vita per il mondo”, a Nocera Umbra potevamo raccoglierla, portandoci come arma quel “Settanta volte sette”che è risuonato dall’inizio alla fine dei lavori.


SETTANTA VOLTE SETTE (Mt18,22) Il perdono forza della comunione
IX Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e famigliare con la collaborazione del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia e della Pontificia Facoltà teologica “Teresianum”
Nocera Umbra 21-25 aprile 2006

4 commenti:

anonimo ha detto...

Navigando... leggo, guardo, incontro dentro un'abbraccio più grande, dove l'amore non è una dimensione astratta del nostro essere ma la radice più profonda della nostra esistenza. Buona settimana.
Cogitor

Pitie ha detto...

@laprimaparola
Era esattamente il messaggio finale che, unico, conta e da cui non si può prescindere, perchè è Parola di Dio che non si può circumnavigare!
(Il punto è che ci sono persone che per negazione, per rifiuto a lavorare su se stessi attaccano spietatamente gli altri come per difendersi dal futuribile lavoro-su-se-stessi che temono- DIo ci ha creato liberi e vuole che ognuno di noi lo sia, ma questa categoria di persone rivendica tale diritto solo per sè, quando i tempi di ogni conversione spettano a DIo e alla libertà dell'uomo di lasciraGlieli gestire).
Sai che sono stata volontaria a lungo in quelle terre ai tempi del terremoto?Ho imparato moltissime cose e non solo ... Un grande abbraccio-

lucianadal ha detto...

Quante volte dobbiamo perdonare? "Settanta volte sette" Un'infinità. Io conosco la parola "perdono" e mi sembra che vada di paripasso con la parola Amore. Se ami puoi perdonare. Non parlo di piccoli screzi che a volte capitano tra marito e moglie, tra madre e figli, per quelli basta guardarci negli occhi e il sorriso nasce istantaneo. Parlo delle uccisioni, dei maltrattamenti, delle cose che succedono al telegiornale a cui, i malcapitati, rispondono:"Voglio giustizia!" Ma quale giustizia? Quella degli uomini di legge? Non saranno mai soddisfatti. Hai ricevuto un torto? Non siamo perfetti, non sei perfetto, quante volte abbiamo offeso, ucciso, maltrattato, senza rendercene conto. Perdona, "settanta volte sette". E parlo per averlo sperimentato. Buona giornata!

laprimaparola ha detto...

@lucia Il per-dono è un super dono, un "donissimo, se così si potesse dire. E' dono di Dio, perchè è il suo perdono che ci rende capaci di perdonare.
Buona festa.