martedì 18 aprile 2006

S.Andrea


Seduta all'ombra di un improvvisato riparo

Nel silenzio ovattato di questa mattina d'estate

Guardo il mare disteso davanti ai miei occhi.


Il cielo

Sgombro di nubi

Comprime la massa liquida e chiara

Lontano, sull’orizzonte

Le barche si mettono in fila.


Uno sparo improvviso interrompe l’attesa.


Lo scafo

Vicino alla riva

Guizza rapido, lasciando la scia

Un aereo, in cielo, risponde

Ma di lui

Solo il solco si vede.


L’orizzonte pian piano si muove.


Sempre più affollata la linea,

A stento

Regge le imbarcazioni.

Tante, troppe, per non ricordare.

La festa di S. Andrea

Trentacinque anni fa 


Il vento comincia a soffiare,

Ma la gente non se ne cura.

Sta passando la processione.


Una folata più impertinente

Arruffa e scompiglia i capelli


Riemergono mescolate agli spari

Le parole di Gianni.


Quando mi chiese di diventare sua moglie

Le barche avevano cominciato a sfilare

Mentre io rimanevo stupita

Che proprio a me avesse pensato.


Quel giorno non seguii le sagome nere

Che si muovevano lente

Sulla linea dell’orizzonte,


Il mio tempo

Fu allora che si fermò.


A fissare i piccoli e grandi velieri che,

Passando

S’inabissavano


Trasportavano

Non la statua del santo

Ma i miei tanti idoli infranti





Mentre guardo la processione

Colgo ciò che è scampato al naufragio

29 luglio 2001

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