sabato 7 febbraio 2004

La luna




Ieri con Giovanni ho visto la luna, l’ho vista con i suoi occhi, ho sobbalzato, guardandola e stupendo per quella meraviglia che si era mostrata all’improvviso ai nostri occhi.

Era piena, era tonda, era lucida e bella la luna, ieri sera, quando l’abbiamo scoperta, scostando per caso le tende dalla finestra.

Eravamo intenti a trascinare l’ultima mezz’ora di un pomeriggio, chiusi in casa, io inventando giochi e sorprese, mettendomi a terra, facendo il pagliaccio, battendo le mani con lui, disegnando semafori e bau bau che sembravano asini e conigli che sembravano oche, facendo torte che non si mangiano, con le mani pasticciate di farina e di acqua e i fornelli accesi per fare la pappa, e i pop corn che scoppiano e che fanno pan pan, e il tappeto, e i giochi, e i cuscini, e la bimba, il bambolotto che dorme, e ci vuole la coperta e bisogna cambiarla, perché ha fatto la cacca e darle da mangiare e da bere, e il pesciolino che apre e chiude la bocca, e il C.D. che continua a chiedersi: come fa il coccodrillo? buh! chi lo sa? E Giovanni che salta che balla, che piange, che vuole l’acqua e il biscotto e il ciuccio, che vuole premere tutti i bottoni e mettere in moto la lavatrice e aprire i cassetti e giocare con le pignate.

Poi lo sgabello…la stanchezza era tanta…lo sgabello spostato, trascinato a fatica sotto la finestra da lui e... la luna.

A pensarci che c’era la luna, e le stelle, e la notte con le luci lì in alto e quelle che venivano dai palazzi lontani del centro, e i fanali delle macchine che, rade, passavano lungo la strada…

Uno squarcio di cielo, uno squarcio di terra nel buio della sera, attraverso il varco delle tende scostate.

Il tempo mi era scappato a pensare come stupire, interessare un bambino….e gli alberi, e il vento, e le foglie…

Quante cose da vedere, da sentire, quante da raccontare, guardando dalla finestra!

Giovanni è dovuto salire su uno sgabello, per schiacciare il nasino sui vetri e lasciarci l’impronta, e io mi sono dovuta sedere, abbassare, perché fossimo pari e, stretti, facessimo festa alla luna, alle stelle, alle chiome alte degli alberi, alle luci lontane e vicine dei palazzi e delle automobili….

D’improvviso sono scomparsi dalla sua mente i giochi con cui il pomeriggio si era trastullato e le immagini del video che avevano fatto da sfondo al suo desiderio di scoprire e di saperne sempre di più.

Ci siamo abbracciati nel buio e abbiamo passato in rassegna il cielo e poi le cime degli alberi, mosse dal vento leggero, e poi le luci lontane della città, e il bagliore dei fanali che a tratti illuminavano la strada che passa vicino alla casa, e Huc, che non abbaiava, perché era incantato come noi, a guardare la luna…

 7 febbraio 2004

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